In questi giorni ho ricevuto qualche telefonata da amici e conoscenti, curiosi della mia prolungata assenza.
“Dove sei? sei in vacanza?” “Sono sempre in vacanza, io”.
Mi ritrovo quindi, sempre, a rispondere ad una raffica di domande che nemmeno un interrogatorio di CSI va così in profondità. Finisco sempre a giustificare – no, non a spiegare, proprio a giustificare – le ragioni per le quali non sono a casa in città. E questo mi da fastidio. Non sopporto dover andare sulla difensiva, perché il mio carattere mi spinge come reazione naturale a contrattaccare. Divento scontroso e causticamente ironico. E lo sforzo di contenermi, di sorridere, di respirare a fondo alzando al cielo la testa mi costa fatica. E la fatica è spreco di energia. Ed io miro al risparmio energetico.
Possibile che la gente non comprenda che uno possa lavorare da remoto? Possibile che non capisca ancora che il mondo è cambiato? Possibile che trovi difficile accettare che uno possa voler stare coscientemente lontano dalla frenesia e stupidità – ed aggiungo assurda autodistruzione – della società attuale?
Sono fortunato perché posso lavorare da remoto, mi basta una connessione internet ed il telefono. Il resto è nella mia testa. La stessa che ha deciso di isolarsi, la stessa che ha scelto di staccare la spina dalla città e di spostarsi tra la natura. Ho sempre sognato di farlo, sono fortunato perchè posso seguire i miei desideri.
Vorrei adattarmi al ritmo della natura. Vorrei provare ad alzarmi, lavorare, mangiare, riposare e dormire, seguendo i passi della natura.
Vorrei tuttavia essere sincero, è vero, confesso: sto scappando.
Sto scappando da questa brutta società che non riconosco più. Non credo che il mondo che loro vogliono creare sia quello che desidero e che vorrei lasciare alle figlie. Hanno creato la pandemia, hanno diviso la gente, hanno spinto gli uni contro gli altri creando due schieramenti. E’ una società in cui le sfumature non esistono più, ma rimane solo il nero o il bianco. E la gente ha smesso di pensare con la propria testa, totalmente in balia della manipolazione mentale e della propaganda totale. Da una parte il nero, dall’altra il bianco. Ci sono i buoni, contro i cattivi.
Abbiamo smarrito l’umanità, la capacità di essere degli esseri umani, in grado di provare emozioni. Abbiamo perso l’empatia e la voglia di aiutare gli altri. Siamo più propensi ad odiare e discriminare, piuttosto che a provare compassione e umanità. Siamo sempre più distanti, anche se, con il telefono sempre in mano, ci sembra di essere in connessione constante con tutto ciò che vogliamo. Ma è falso. Terribilmente falso.
Sono convinto che la gente ha invece bisogno di vedersi in viso, di parlarsi, di toccarsi, di ridere assieme, di annusarsi, di sentirsi realmente vicini. Perché significa essere vivi, provare empatia ed emozioni. Questo è quello che penso e che vorrei fare. Mi manca poterlo fare. Non sopporto assistere impotente a questo sfacelo. L’amigdala manda segnali contrastanti: o combatti o fuggi. Il cervello ha ragionato ed ha scelto la fuga.
Ora quindi sono in fuga. Nel mio piccolo mondo.