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Sarà la giornata nuvolosa con queste nuvole basse, sarà il cambio di stagione, saranno le foglie che si colorano, sarà una strana umidità nell’aria, ma oggi sono in confusione. Mi sto raccontando scuse cui nemmeno io ci credo. Nemmeno la gatta che, magicamente, ieri sera è spuntata dal nulla ed ha trascorso la notte sul mio letto. Cosa mai accaduta prima d’ora.
Ieri sera sono andato a dormire alquanto scombussolato. La questione con Angela non è a posto. Pensavo di aver chiarito, di essermi chiarito, di aver capito come fare ad andare avanti. Non è così. Questa storia mi ha spezzato in due, mandato in confusione e demolito parecchie delle mie certezze.
La cosa curiosa è che ieri sera, mentre mi accingevo a chiudere la porta, è arrivata la gatta, miagolante. Ha iniziato a strusciarsi sulle mie gambe, guardandomi fisso e socchiudendo gli occhi, facendo le fusa in maniera spudorata. Argo le si è avvicinato e pure a lui ha tentato di inarcare la schiena, con la coda dritta e di strusciarsi addosso. Le ho aperto una scatoletta di carne in gelatina, di quelle piccole confezioni che si comprano al supermercato e che adora. Ho tirato fuori la sua ciotola, che avevo riposto nella credenza dopo che era sparita. Sembrava fosse rimasta lontana solo un paio di giorni. In realtà non la vedevo da qualche settimana. Non è la mia gatta, non so di chi sia. E’ troppo bella e pulita per essere randagia. Ogni tanto compare e si sente a casa. Ho il dubbio che forse il vecchio proprietario della baita ogni tanto la facesse entrare, questo spiegherebbe la tranquillità con la quale si sposta all’interno. Forse anche lei la considera casa sua.
Ho letto un po’ in poltrona, ma la mente non riusciva a prestare attenzione al testo. La mente pensava ad Angela ed a quanto ci siamo detti. Come se fossimo alla fine di un qualcosa che ancora non è cresciuto. E’ nato, ma subito appassito. Anzi no. Sradicato.
Questa notte ho dormito un sonno agitato. Ho continuato a girarmi e rigirarmi. Ed ogni volta sapevo che la questione Angela, sebbene non volessi pensarci, era sempre in testa. Durante la notte mi sono ritrovato la gatta che dormiva tra le mie gambe. Non era mai successo prima. Ho pensato pure al sesto senso dei gatti, alla loro capacità di capire e leggere l’animo delle persone. In un certo senso mi riconosco nei gatti. Li ammiro e vorrei essere come loro. In parte lo sono. Sono curiosi, individualisti, solitari, sono capaci di passare inosservati ma a loro non sfugge nulla. E sono pure piuttosto stronzi, perchè arrivano quando vogliono e fanno ciò che vogliono. Pretendono le coccole, si strusciano, fanno le fuse, conquistano l’attenzione, ma solo quando e come decidono loro. Impossibile coccolare un gatto quando non vuole. Semplicemente se ne vanno, magari indispettiti. Non è bello ritrovarsi nel comportamento dei gatti. Per nulla. Non è piacevole darsi dello stronzo.
Avevo capito che la cotta colossale presa una decina di giorni fa non avrebbe potuto portare a nulla se non dolore e tristezza. L’ho deciso io. In maniera egoistica. Ma questo era anche il pensiero di lei. Ma sentivo già dolore. Sentivo di non poter proseguire. Sentivo di non potercela fare. Soprattutto perchè anche lei ha dimostrato e detto chiaramente che non aveva senso proseguire. La parte razionale ha deciso, per il meglio. Ma la pancia non sembra concordare. La mente nemmeno. Il cuore è davvero spaccato. Guardando a terra potrei vedere delle macchi e rendermi conto che sono io a perdere sangue. Sto davvero male. Sono passato dall’entusiasmo più assoluto alla tristezza più nera. In pochi giorni. Sono in balia degli eventi. In balia dei sentimenti. Se questo è l’amore, non lo capisco.
Ma come si potrebbe proseguire? Come si potrebbe frequentare una meravigliosa creatura, che in pochi giorni ti ha aperto in due, sapendo pure che lei non vuole una storia con te, non ora? Tante belle parole, certo, provo qualcosa, rischierei di innamorarmi.. bla bla bla. ma poi? poi vince la parte razionale: ci vedremo da amici. Potremo frequentarci come due persone normali. Persone normali? per me lei non sarà mai una persona normale. Perchè appena la vedo e mi avvicino mi sento sciogliere. Mi vengono le lacrime agli occhi. Divento un ebete incapace di essere normale. Vorrei abbracciarla, stringerla, coprirla di baci, accarezzarla, esplorarla, vorrei baciarla e fare l’amore. Vorrei dormire con lei. Addormentarmi con lei, guardarla quando dorme, stringerla in un abbraccio unico, risvegliarmi tra le sue braccia. Questo è normale? Per me no. Non è normale. Non lo è mai stato. E se questo non è normale, come poteri comportarmi con l’indifferenza di una persona normale?
Ora sono qui. Da solo. Mangio una fetta di strudel che mi sono fatto, per farmi compagnia e per volermi bene. E la solita domanda continua a frullarmi in testa: meglio perderla subito oppure continuare a frequentarla sapendo di non poterla amare? E’ possibile amare qualcuno, e non ricevere nulla in cambio? Quanto potrebbe durare? Quanto dolore dovrei raggiungere prima che la soglia mi faccia allontanare definitivamente da lei?
Lei è stata chiara. Ora non può esserci alcuna storia. Non è il momento. La mia situazione non lo permette. Va bene. Capisco. Questo lo sapevamo da sempre. Ma il momento è ora. Perchè domani non sappiamo. Perchè ci eravamo detti “un altro giorno ancora”, ma senza specificare come sarebbe stato. Da innamorato ma solo amico? Morendole davanti ogni volta? cadendole tra le braccia senza poter cadere? sognando di stringerla e baciarla senza poterla sfiorare? Desiderando di poter fare l’amore, senza nemmeno essere in grado di toccarla? E’ chiedermi troppo. Non sono così forte. Sono solo innamorato.
Che pazzia. Per lei provo un qualcosa di forte. Inaspettato. Improvviso e devastante. La mia unica speranza, ora, è che come sia arrivato possa andarsene. Anche se lo so, che non se ne andrà. E mi terrò il dolore e la tristezza. Che peccato. Era tutto meraviglioso. E lei splendida. Che confusione. Vorrei essere davvero un gatto, trovarmi un letto ed un padrone che mi tenga con lui, senza dire una parola. Che mi tenga solo con lui, al calduccio. A dormire.