Photo by Leonardo Sanches on Unsplash
La settimana è stata intensa, piena di impegni e di pensieri. Ed il venerdì sembrava non arrivare più. Il giovedì sono sceso in città, a fare la spesa, programmando alcuni differenti possibili menù. Alla fine ho scelto di preparare delle verdure come antipasto, una cena di carne e strudel di mele come dolce. Ho comprato del vino, un ottimo prosecco della Valdobbiadene, un paio di bottiglie di Trento Doc, alcune bottiglie di Gewürztraminer ed alcune di Cabernet-Lagrein. Come vini sarei stato a posto per i prossimi cinque anni, visto che sono nei fatti quasi astemio, ma adoro il buon vino. Poco ma buono.
La mattina del venerdì mi sono messo al lavoro, impastando lo strudel, tagliando le mele e preparando il forno a legna. Era la prima volta che cucinavo un dolce in baita. Era pure parecchio tempo che non mi dilettavo a cucinare. Mi mancava. Ma mi mancava una valida ragione per farlo, un’occasione speciale. Era arrivata. Stava arrivando. Ero emozionato. La sentivo vicina.
Ho poi preparato un bollito, per avere del brodo sano e fatto bene, ricco di carne che poi avrei tenuto per i prossimi giorno. Per la cena, in realtà, avevo deciso di fare delle costine al forno. Angela mi aveva raccontato di essere amante della carne. Eccola accontentata, sperando di riuscire a cucinarla bene.
Ci eravamo scritti spesso, in settimana. A tratti mi sembrava lontana. Altre volte più felice di venire a cena. Le montagne russe sembravano non essersi mai fermate. In ogni caso, da parte mia, non vedevo l’ora di rivederla ed ero certo che sarebbe stata una serata stupenda.
Mi aveva scritto “Arriverò con gli ultimi raggi di sole”. Mi aveva fatto sorridere con quella frase, un misto di romanticismo e di conoscenza del territorio. Solo una montanara regolava le proprie giornate ed in propri orari con il sole. Da parte mia, continuavo a guardare l’orologio ed avevo notato che gli ultimi raggi di sole sparivano dietro alle cime verso le 16:25. Alle 17 era già tutto buio.
Alle 16:20 eccola salire dal sentiero del bosco. Bella. Puntuale. Questa volta sono uscito e le sono andato incontro nel prato, con Argo felice come non mai di rivederla. Indossava uno splendido vestito del colore dei suoi occhi, calze chiare e stivali neri. Era splendida.
Entrati in baita pure io sono rimasto sorpreso del calore e del profumo che c’era. Avevo apparecchiato la tavola con una tovaglia rossa, in maniera semplice ma quasi elegante, per l’ambiente rustico. Avevo posizionato ed acceso anche qualche candela, che nemmeno sapevo di avere. Il profumo del cibo era davvero invitante.
Angela si era portata delle ciabatte di lana cotta foderate di pelo. “Ho sempre i piedi freddi” si era giustificata. Ma quanto era bella. Aveva lo smalto rosso scuro sulle dita, i capelli ben pettinati e con quel vestitino mi faceva impazzire.
Appena entrata mi aveva sorpreso con un lungo bacio. Inaspettato, ma colto come un regalo meraviglioso. Ogni mio stupido dubbio era svanito, sparito con il sole dietro la cima pochi minuti prima.
“Mhh.. che profumino. Sarò che ho un sacco di fame stasera”
In quel momento mi è venuto in mente che avrei potuto prendere del Campari, per fare uno spritz al volo. Non importa, avremmo bevuto il prosecco. Senza colore arancio, ma con le bollicine.
Non vorrei dilungarmi troppo sulla cena, ma posso dire che era ottima, e non perché l’avevo cucinata io. Come apertura, l’idea di partire con una tazza di brodino si è rivelata una scelta davvero azzeccata. Le verdure e la costine al forno perfette. E’ stato molto divertente mangiare con le mani, leccandosi le dita e rimanendo con le guance ed il mento sporchi di unto. Abbiamo bevuto due calici di vino rosso, che hanno garantito un’ulteriore aumento di calore e passione alla serata.
Abbiamo chiacchierato come se ci fossimo sempre conosciuti, alternando carezze e baci. Era da tanto che non stavo così bene e che non provavo una sensazione di amore così totale e puro. Abbiamo entrambi evitato di affrontare il tema di cosa provassimo reciprocamente e di cosa ci riservasse il futuro.
“Oh, che tardi che si è fatto” – le sue parole mi sono entrate nelle orecchie come una stilettata. Ma l’avevo guardata ed i suoi occhi sorridevano. Ma quanto era bella!
Eravamo ancora seduti a tavola. Avevo considerato che mancava una seconda poltrona, da affiancare alle mia preferita. Da sistemare nell’angolo vicino alla libreria, vicino alla stufa e sotto alla finestra. Ma la baita era arredata a misura di un brutto e scorbutico orso solitario. Chissà, magari un domani le cose avrebbero potuto cambiare.
“Non starai mica pensando di lasciare che una piccola donna indifesa come me ritorni a casa tutta sola attraverso quel bosco oscuro” – le erano uscite tutte senza rifiatare, con una voce sensuale ma con un fondo di titubanza. Stava ridendo. Era bella. Davvero bella. I suoi occhi erano due gemme meravigliose.
“Assolutamente no. La baita può ospitare i viandanti solitari, non vedo perché non potrebbe offrire un letto ad una giovane bella piccola donna impaurita di ritornare da sola attraverso il bosco pericoloso” – ero davvero curioso di capire dove saremmo finiti con quel gioco.
“In questo caso, sarei curiosa di vedere quanto accogliente potrebbe essere il piano superiore di questa baita”.
“Lo vuoi davvero?”
“L’unica certezza è che, ora, non ho alcuna intenzione di andarmene”
L’ho presa per mano, abbiamo chiuso la porta, spento le luci e siamo saliti di sopra. Il tempo di passare in bagno e quando sono rientrato lei era li che mi aspettava, sul letto. Si era tolta le calze, il vestitino e mi aspettava seduta sul letto con una t-shirt bianca che coprivano a malapena un paio di mutandine di pizzo nero. Una visione celestiale.
Non ho ricordi di aver mai trascorso una notte così bella, intensa, piena di amore e passione. Ma una passione pura, di quelle calme e profonde. Come se le nostre anime si fossero conosciute da sempre, come se i nostri corpi fossero nati, separati ed ora riuniti.
La notte mi sono svegliato spesso. La guardavo dormire. Era così bella. Dormiva serena, rilassata e felice. Ogni tanto si girava, scoprendo il seno oppure una gamba. Ed io l’ammiravo. Senza toccarla, senza sfiorarla, ma amandola dal profondo.
La mattina è stato meraviglioso svegliarsi in baita, al piano superiore, con il panorama del prato e del bosco illuminati dai primi raggi di sole. E, soprattutto, con lei che mi dormiva affianco nuda. Ci siamo amati ancora. In maniera ancora più bella e profonda. Con calma, con un sentimento incredibile.
Abbiamo scherzato, ci siamo parlati. Ci siamo scoperti e parlati a lungo con gli sguardi, senza bisogno di alcuna parola. Mi sono divertito a toccarle le dita dei piedi, ad accarezzarla a lungo. Ed è stata la prima donna nella mia vita ad essersi accorta della piccola macchiolina nel mio occhio destro, una piccola macchiolina nera nell’iride castana. Per la prima volta ho avuto la sensazione che qualcuno mi vedesse davvero l’anima, vedesse quello che sono, con i miei difetti, le mie debolezze. E spero anche qualche lato positivo.
Le ho detto di amarla. Lei mi ha detto di tacere, di non dirlo. Le ho ripetuto di amarla. Le ho detto, per la prima volta senza timore, che quello che provavo, da giorni, era amore. Non ci sono altre definizioni. Cosa sarebbe altrimenti l’amore?
Abbiamo fatto colazione assieme, mangiando strudel e bevendo caffè. Ci siamo lasciati con un lungo abbraccio e dei lunghi baci. Non abbiamo programmato nulla per il futuro. La mia certezza è che non ci perderemo. Non so come potrà andare avanti, non so se ci rivedremo presto, oppure dovrà passare del tempo. Io ci sarò sempre per lei. Lei mi è entrata dentro, un pezzo del mio cuore è suo.
Quando sono con lei, e la guardo, mi accade una cosa strana, mai successa prima: inizio a lacrimare. Mi emoziono così tanto che le lacrime escono da sole. Non è tristezza, non è gioia. E’ amore. E’ puro amore. Così come quelle non sono lacrime, è solo sale. Il sale della vita.