Photo by Stephanie McCabe on Unsplash
Eccomi ancora. Rientrato alla base. Sano e salvo.
Sono state settimane molto intense, di grande impegno e tanto lavoro. Sono stato lontano dalla baita per parecchi giorni ed al mio ritorno, l’altro ieri, ho fatto una fatica incredibile per raggiungerla e per riuscire ad entrare, da tanta neve che c’era. In questi giorni ha nevicato un sacco ed il paesaggio è davvero splendido e fatato. E’ stato un vero peccato non essermi potuto godere queste lunghe nevicate qui al calduccio. Finalmente ora potrò rimanere qui, senza impegni, fino all’anno nuovo.
Volevo però raccontare di una fatto che mi è successo, anzi, di una esperienza fenomenale che ho potuto vivere. La scorsa settimana sono stato invitato ad una cena di Natale molto particolare. Mi era stato detto di vestirmi comodo e di portare una benda, cosa che ovviamente non sono riuscito a fare, visto che non ho trovato all’ultimo minuto alcun negozio che vendeva bende. La cena era organizzata dal un centro di meditazione tantrica che amo frequentare e che mi ha regalato nel tempo una visione sulle cose e sulla vita davvero speciale. Lo consiglio a tutti: provate, osate, sperimentate la meditazione, di qualsiasi tipo o genere essa sia.
Venerdì sera ho finito tardi di lavorare e sono arrivato tardi alla cena, perdendomi le presentazioni iniziali e la prima parte di meditazione. Ma quello che contava davvero era la cena. Una cena “al buio”.
Terminata la meditazione, che, come spesso accade ti lascia carico di energia ed in pace con il mondo e con te stesso, il gruppo si è diviso. Da una parte una dozzina di commensali e dall’altra quattro “serventi”. Sono state abbassate le luci e abbassato il volume della musica in modo che rimanesse come piacevole sottofondo, come colonna sonora della cena. Ogni commensale è stato fatto sedere sui cuscini sistemati lungo le pareti della sala e bendato.
E’ curioso come l’essere bendati, privati della vista, dopo un primo momento di smarrimento porti all’acutizzarsi di tutti gli altri sensi. A maggior ragione se si è di natura estremamente curiosi. Si sentono meglio i suoi, anche i più lontani e soffusi. E’ come se ogni suono facesse scattare un campanello nella nostra testa, il bisogno di capirne la provenienza e di identificarlo. Il sottofondo è sempre un senso di diffidenza e disagio, provocato dal timore di non vedere ciò che sta accadendo attorno a noi. Poi si sentono meglio gli odori ed i profumi. Ed anche il tatto diviene molto sensibile, attenti ad ogni movimento e corrente d’aria. E tutto questo accade solo nei primi minuti in cui si rimane fermi, seduti, in silenzio, con la vista oscurata da una benda che copre gli occhi.
I rumori provenivano dalla tavola che veniva apparecchiata davanti a noi. Tutto comunque molto silenzioso e con il sottofondo di una musica molto rilassante. Ad un tratto una mano mi ha accarezzato la spalla, accompagnato ad alzarmi e guidato verso la mia sedia. Tutto questo in un silenzio quasi irreale. Potevo sentire gli altri muoversi ed accomodarsi a tavola. Molto timoroso mi sono sistemato bene sulla sedia e con estrema cautela ho provato a muovere le mani davanti a me. Al buio. Il tavolo era vuoto, potevo sentire la trama della tovaglia e le venature del legno sottostante. Davanti a me ho trovato un bicchiere. Nessun piatto, nessuna posata e nessun tovagliolo. Solo buio, silenzio e la musica in sottofondo.
E’ davvero strana la sensazione di trovarsi bendati, in silenzio, in un ambiente estraneo.
Poi, ecco arrivare un rumore di passi. Leggeri. Una mano si posa delicatamente sulla mia spalla sinistra, da dietro, mentre una seconda mano accompagna la mia a toccare un piatto, magicamente comparso davanti a me. Sento il profumo ed il calore del cibo, ma non riesco a capire cosa potrebbe essere. E’ curioso come la prima cosa sia andare nei ricordi alla ricerca di quel particolare profumo, nella speranza di individuare la pietanza. Attendo impaziente un segnale che mi dica che posso mangiare. Cerco le posate, che mancano. In compenso sento davanti a me il bicchiere che ora è pieno. Ne approfitto e lo porto alla bocca. E’ acqua. Fresca. Buona. Bevo a piccoli sorsi, come a non voler consumarla tutta, a non voler far rumore. Ancora non mi azzardo a mangiare, ma non resisto e con le mani cerco il piatto. E lentamente le mie dita trovano il cibo. E’ caldo. E’ molle. Prendo con entrambe le mani il piatto e lo avvicina al naso, nella speranza di capire cosa è la prima portata. Cerco di capire il comportamento degli altri, Sono certo che alla mia destra c’è qualcuno. Allungo una mano di fianco. Sento la sedia e sento una presenza. Percorro la sua spalla, indeciso se cercare la sua mano oppure il suo viso. Decido di salire e di toccarle la nuca. Ha i capelli lunghi, ma non troppo. Non ricordo maschi con i capelli così, immagino sia una delle donne. Lei sta zitta, non si muove e non accenna alcuna reazione alla mia invasione di campo. Sulla sinistra, invece, non trovo nessuno, se non una sedia vuota.
Decido di avventurarmi sul cibo. Ho molta fame e dai rumori che colgo, con grande attenzione, immagino che gli altri abbiano già iniziato a mangiare. Senza posate. Può essere logico: è una cena al buio, sensoriale. L’utilizzo delle posate renderebbe tutto molto complicato e farebbe perdere l’utilizzo del tatto. Tutti i sensi, esclusa la vista, devono essere utilizzati. E lo saranno.
Al termine di ogni portata un piccolo tocco sulla spalla segnalava che il piatto, sempre vuoto nel mio caso, veniva portato via. Poi, preceduto da un rumore di acqua, le stesse misteriose mani ci porgevano un piccolo asciugamano caldo e bagnato, utile per sciacquarsi le mani in attesa del piatto successivo. Un vero e proprio rito. Atteso, magico e rigenerativo.
Nelle pause tra una portata e l’altra, accadeva un’altra cosa bellissima: da dietro le mani misteriose si appoggiavano delicatamente alle spalle ed al collo, per qualche minuto di massaggio inaspettato e molto apprezzato. Tutti i sensi in allerta. Senza vista e senza proferire parola. Un altro pianeta a livello di sensorialità.
La cena è stata molto lunga, ci è stato poi detto che siamo rimasti seduti a tavola per oltre tre ore, con una serie infinita di piatti, che andavano dagli antipasti al dolce. Ci sono stati serviti polenta e spezzatino, salmone in crosta, torte, verdure crude, verdure cotte al vapore, pastasciutta… davvero una lunga cena.
Arrivato il momento del dolce, ci è stato comunicato che questo sarebbe stato condiviso con il commensale seduto alla nostra sinistra. In effetti, poco dopo, una mano ha toccato la mia. Inaspettata, visto che fino a poco prima il posto alla mia sinistra era vuoto. Mangiare il dolce, una fetta di torta al cioccolato, una fetta di crostata e della crema di mascarpone, è stata un’esperienza curiosa e divertente. Immaginate di dover aiutare qualcuno, seduto vicino a voi, a mangiare dei dolci, con le mani, senza posate, completamente al buio e senza nemmeno conoscere chi vi siede affianco. Si tratta di muoversi tentoni, con gentilezza, immaginando ed anticipando le mosse dell’altro, cercando le sue mani, il suo viso e la sua bocca. Molto particolare. A tratti intimo e sensuale, altre volte divertente e pasticcioso.
E’ stata un’esperienza divertentissima e carica di sensazioni. Ho pensato che se ci fosse un ristorante che avesse il coraggio di inserire le “cene al buio sensoriali” una volta in settimana, sono certo che avrebbe sempre il tutto esaurito.
Sicuramente da provare. Merita, stimola i sensi ed amplia a mille la capacita di sentire le cose e le altre persone.