Sono rientrato in baita da qualche giorno. Mi mancava molto questo posto, che sento come casa mia. Sono stato molto impegnato con alcuni progetti di lavoro che mi hanno tenuto lontano. Sono sfinito, stremato ed estremamente stanco.
Sono rientrato un baita martedi, dopo quasi tre mesi di assenza. Mi sono perso l’inverno, un paio di nevicate davvero importanti ed il tanto freddo che c’è stato. Appena salito in montagna mi sono fermato al bar del paese, a salutare ed a sentire le ultime novità. A parte un paio di anziani morti, persone però che non vivevano più in paese da molto tempo e che si sono spente in casa di riposo, non è accaduto nulla di rilevante. Gli anziani mi hanno detto che è stato uno strano inverno, freddo e poco nevoso. Ci sono state solo un paio di nevicate degne di nota, che in qualche giorno hanno portato circa 60 centimetri di neve. I boschi ed i prati sono ormai privi di neve, ma molto secchi. Si attende una pioggia che non arriva. In alto la neve si è quasi sciolta e le cime sono brulle. I torrenti hanno già esaurito la portata delle grandi nevicate. Sono tutti preoccupati per la siccità e per la primavera. Qualcuno ha ventilato il problema degli incendi, che, con un bosco così secco, in un attimo divamperebbero fuori controllo.
Quando ho salutato e sono risalito in auto per proseguire verso la baita ho dato un’occhiata ad Argo. Lui era felice. Aveva capito che stavamo rientrando in baita. Finalmente. Finalmente a casa. Gli ho detto. “Argo, hai sentito? qui l’unica cosa che cambia è l’ottimismo della gente. Che ha lasciato lo spazio al pessimismo“. Come in città. Come sul lavoro. Che brutta aria, che brutto clima. Sono tornato in montagna con la speranza di scrollarmi di dosso il peso della gente, di una società sempre più in crisi. Di umore, di valori, di speranza. Nelle ultime settimane mi sono ritrovato stremato ed esausto. Circondato di gente triste. Ho cercato con attenzione un sorriso, degli sguardi allegri e vispi. Ho visto e sentito solo tanta amarezza. E’ come se la gente, stremata ed abbattuta dalle chiusure imposte per la finta pandemia del non-mortale virus, dopo una prima sbronza di entusiasmo post aperture, sia tornata nel baratro del pessimismo. Credo di non aver mai visto e percepito un paese così depresso e triste come in questi mesi. Io ne voglio uscire. Voglio allontanarmi e riscoprire la bellezza e la felicità. Sono certo che qui posso farcela.
Arrivato in baita ho trovato un prato secco e di colore marrone. L’inverno non ha lasciato danni o problemi alla struttura. Tutto ok. E’ stata una gioia immensa riaprire le imposte, spalancare le finestre, aprire le tubazioni dell’acqua e del gas. Sono rientrato da qualche giorno ed all’interno la temperatura è ancora sotto i quindici gradi. Davvero freddo. Sembra quasi che gli spessi muri in sasso del piano terra siano congelati e pieni di gelo. Non basta la stufa ed il caminetto accesi all’interno, credo che ci vogliano delle lunghe e tante giornate di sole prima di riscaldare l’ambiente.
Di notte sto dormendo arrotolato in un piumino matrimoniale, appoggiato sopra ad un altro piumino. La prima notte ero disperato, c’era un freddo terribile. In pratica, ho steso il piumino singolo sul mio lato del letto. Poi ho steso sopra il piumino matrimoniale. Poi mi sono sdraiato nel lato destro del letto matrimoniale e mi sono arrotolato nel piumino girando su me stesso fino a sdraiarmi sul lato sinistro, sopra il piumino singolo. Sembravo un panino. La sensazione di andare a dormire al freddo è terribile. Ma è meraviglioso quando, avvolto nel piumino, dopo qualche minuto si ricava un piccolo bozzolo di caldo e di tepore. E’ una sensazione che mi piace molto. Allora provi a muoverti ed a spostare un braccio o una gamba, ed ecco che ti sposti in un angolo freddo. Ed il gioco ricomincia.
Sono uno che di notte si muove molto, si gira e si rigira. Mi sono trovato un paio di volte co un braccio o un piede scalzo fuori dal piumino. Mamma mia che gelo!
In questi giorni ho cercato di rilassarmi, di staccare dal mondo “civile”. Avevo in programma di ritornare a scrivere su queste pagine, ma l’umore non era dei migliori. Avrei scritto solo cose con una venatura di incazzatura e pessimismo. Scrivere mi aiuta, ma vorrei cercare di lasciare traccia solo di sentimenti positivi e visioni felici. Scrivere mi aiuta a stare meglio. Ma non è la mia valvola di sfogo quando sono arrabbiato. Mi viene da scrivere solo quando sono felice ed ho buoni progetti in testa. Non sono stato bene in questi mesi. Non di salute, ma di mente. Il mondo è diventato un brutto posto. E questa bruttezza mi era entrata dentro. Aveva pervaso il mio spirito e la mia testa.
Finalmente sono qui. Ora. Sono tornato. Sono in quella che sento come la mia casa. Guardo fuori e vedo il mio prato, il mio bosco, le mie montagne. Pure Argo è felice. Vediamo di riprendere energie e di ricominciare. La primavera arriverà ed è giunto il momento di lasciare il freddo e buio inverno alle spalle.