“Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch’io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro.”

Niccolò Machiavelli

Lo scrivere mi è diventato il momento più bello della giornata. Farlo in questo luogo magico, nella mia baita, tra i monti, circondato dal legno e dalla natura, in solitudine, malinconica, riflessiva, con il cane Argo che dorme ai miei piedi, è tutto ciò che voglio. In questa strana fase della mia vita, questo è ciò che conta e che mi fa stare bene. In pace con un mondo che nemmeno conosce più questa parola. Una società che fatico a capire, a concepire. Che non riesco più nemmeno a guardare ed osservare, talmente si è allontanata da ciò che sono diventato io. Abbiamo preso sentieri diametralmente opposti. Che difficilmente porteranno alla stessa meta.

Quando ieri sera ho letto quel passo di Macchiavelli, mi sono sentito meglio. Quasi rasserenato. Chi non ama leggere e chi non ama scrivere non può capire. Non può nemmeno immaginare. Leggo molto quando sono in baita. Probabilmente la maggiorparte del tempo lo passo con un libro tra le mani. La vista mi è calata, non tanto da lontano, ma da vicino. Ho imparato ad evitare di prendere gli occhiali toccando le lenti, per evitare di lasciare le ditate. Da sempre scrivo. Amo scrivere. Ho pagine e pagine di diari fitte di parole, farsi, citazioni, osservazioni e considerazioni. Prendo appunti. Racconto storie. fisso emozioni, ricordi e sensazioni. Ho iniziato due romanzi, uno finito per tre volte. E per tre volte ho stralciato la parte finale, riscrivendo da capo la conclusione. Alla fine di tre storie non ne è rimaste che una quarta incompiuta. Ma succede. Non ho mai pensato di essere uno scrittore. Per me è terapeutico, tutto qui. Scrivere è la mia meditazione trascendentale, è catapultanti in un mondo tutto mio, in cui le cose vanno come sento di volerle fare andare. Non è un’esigenza di controllo. Tutt’altro. Perchè quando scrivo parto da un’idea, inizio con la prima frase e poi tutto viene e scorre da solo. Mi ritrovo in un mondo parallelo, di pensieri, immagini, parole. Il mio mondo. E passa il tempo, e nascono le parole, si compongono frasi, paragrafi, capitoli. E ad un tratto sento di aver detto ciò che volevo dire. Quello che doveva uscire e che nemmeno sapevo, a priori, cosa sarebbe stato.

Novembre in baita è magico. L’autunno, i primi febbri, le nuvole basse. Nei giorni scorsi è scesa anche la neve. Poca, di notte. Ma sufficiente per farmi ammirare il prato e gli alberi spolverati di bianco.

Domani mattina, venerdi, arriverà anche Dafne. Ci siamo scritti. Era rimasta delusa e sorpresa per le mie risposte, che aveva ritenuto scontrose e poco “amorevoli”. Aveva pensato – perchè la gente pensa troppo e, soprattutto, e questo è l’errore, pensa per gli altri, dandosi già le risposte come se fosse nella testa dell’altro – che non volessi rivederla. Non aveva più risposto ai miei messaggi. Sparita. Li aveva letti ma si era ammutolita. Alla fine, qualche giorno dopo, forse preoccupata per il mio stesso mutismo, mi ha telefonato. In una telefonata allucinante, con la linea che faceva sentire le nostre parole a scatti, mi aveva detto apertamente che non capiva il mio comportamento, che prima l’avevo invitata, poi le avevo risposto in maniera scontrosa, e poi ero sparito. Ossignor! la magia della mente umana. La complessità della mente e del pensiero femminile. Le ho risposto che era lei ad essere sparita. E’ stata lei a non rispondere ai miei messaggi. Le ho confermato che l’invito era ancora valido e che, volentieri, l’avrei potuta ospitare. Nella sua stanza. Ribadendo che non avevo secondi fini. Questo ha, a mio avviso, complicato le cose. Dio! se ci fosse un manuale per uomini basici alla scoperta dei segreti meccanismi de pensiero femminili! lo prenderei subito. A qualsiasi prezzo.

Alla fine ci siamo chiariti. O, perlomeno, così pare. Domani mattina la andrò a prendere in paese. Mi farà sapere l’ora precisa di arrivo. Ha detto che potrà fermarsi qualche giorno, tutto il fine settimana e magari anche qualche giorno oltre, visto che non ha impegni la prossima settimana. Nemmeno io. Sarà bello e divertente. Oggi andrò a fare la spesa e darò una piccola sistemata alla baita. Pulirò i bagni. Preparerò la sua stanza. Magari comprerò dei fiori da lasciarle sul suo comodino. Sarebbe bello regalarle qualcosa, magari un libro.

Vedremo. Sarà divertente. Non ho aspettative, se non quella di stare bene e di trascorrere un sereno fine settimana. Che bello! sono molto felice!