“Ma ci sei ancora?” “Ma dove eri sparito?” “Ma che si fai tutto il tempo lassù da solo?”
Se dovessi elencare e classificare le domande che mi sento rivolgere dai conoscenti che incrocio per strada quando sono in città, di solito per lavoro, queste tre occuperebbero il podio. La risposta dovrebbe essere: “Ci, si sono ancora, sono vivo, vivo bene, sto bene, lontano da voi”, ma suonerebbe troppo acida e maleducata, quindi mi sforzo di sorridere e di rispondere a modo: “Ogni tanto mi piace prendere una pausa dal mondo”. Dal vostro mondo, aggiungo io senza dirlo. Mi guardano, sorridono di rimando, lo sguardo si fa vacuo ed ho la gustosa certezza che non abbiano capito nulla. Ma sono troppo sciocchi ed orgogliosi per chiedere lumi. Meglio così.
La mia vita è cambiata qualche anno fa. Potrei affermare che tutto partì nel 2018. sono trascorsi già quasi sette anni. Ho iniziato rivoluzionando tutto, senza pensare. Senza pensieri. E le azioni, quasi inconsapevoli, hanno poi cambiato i miei pensieri. Ho agito prima di pensare. Ho fatto l’opposto di quello che si dovrebbe fare ma, ora posso dirlo, ho fatto una gran scelta. Mi ritrovo oggi a vivere quella che definisco la mia “bella semplice piccola felice libertà“, in solitaria beatitutine. Solitario ma non solo. Non mi manca nulla ed ho tutto ciò che serve per vivere sereno. Quando torno nel mondo civilizzato mi prende un malessere, un’inquietudine ed un nervosismo difficilmente controllabili. Non capisco. Mi sforzo, ma non comprendo. Non riesco più a capire come si possa vivere, sopportare, subire in silenzio tutto il brutto, il male, il peggio, la cattiveria e la stupidità di questa società moderna. La salvezza, a mio avviso, arriva allontanandosi dalle città, dove invece tutto il sistema, plasmato ad imbuto, vorrebbe spingerci. Io non ci casco.
Ho cercato la felicità, a lungo. E tutte le volte che pensavo di averla trovata, mi accorgevo che non era lei. La felicità è uno stato d’animo, è un pensiero, è una sensazione che sgorga da dentro. Forse viene dal cuore, forse viene dalla mente. Forse non serve a nulla trovarne la fonte e nemmeno una descrizione. Chi l’ha provata conosce bene la sensazione. Per me la felicità è uno stato mentale che riguarda come e con chi si trascorre il proprio tempo. E’ relativo alla cosiddetta qualità della vita.
Il tempo trascorre bene quando si è in armonia con sé stessi e con l’ambiente circostante. Ci si apre all’esterno e dall’esterno si riceve benessere. E’ una sorta di benessere in sospeso, in perenne appagante equilibrio. E’ come trovare una propria armonia con il mondo, prendere consapevolezza che ci si trova perfettamente integrati, al posto giusto, nel momento giusto a fare la cosa giusta. Che potrebbe essere, banalmente, anche quella di stare seduti su una panchina a godersi il panorama. Fermi, immobili. Assaporando e gustando la noia. Si, proprio quella noia che la gente rifugge e ripudia. Le persone non sanno più annoiarsi. Devono essere sempre impegnate, indaffarate, devono sentirsi utili a qualcosa, produttive, sempre sul pezzo. Il benessere delle nazioni ormai, si misura in PIL, prodotto interno lordo. E la capacità di creare ricchezza in produttività. Ecco quindi, mi raccomando, correte criceti sulla ruota della produttività, sempre più veloci, sempre più in ansia e senza fiato. Per poi sentirsi stressati, oberati di impegni e di preoccupazioni. Poveri sciocchi, che non avete compreso che il tempo è prezioso. Il tempo è prezioso, è la risorsa più scarsa che abbiamo. Dovrebbe essere la più importante.
Trascorrere bene il proprio tempo significa fare qualcosa che ci dona benessere e gioia. Strettamente collegato a questo è “con chi” si passa il proprio tempo. Stare bene con sé stessi è fondamentale, prescinde da ogni ulteriore considerazione, ma le relazioni umane sono altresì importanti. Parliamo delle persone con cui stiamo bene, che ci fanno battere il cuore, che ci appagano, che ci migliorano e che ci sentiamo bene nel donarci a loro. Penso che nella propria esistenza, in contemporanea, non possano esserci che poche persone importanti. Johann Wolfgang von Goethe ha scritto nelle Affinità elettive una delle più potenti frasi riguardo al rapporto con gli altri: “Tu non lo sai ma c’è qualcuno che appena apre gli occhi la mattina ti ha già nei suoi pensieri e rimani li fino a sera fin quando i suoi occhi non si richiudono”. Nel romanzo è una dichiarazione d’amore, ma potrebbe essere rivolta anche ad un’amico o amica.
Ci sono persone che ci appagano e ci rendono ricchi. Persone che ci insegnano nuovi punti di vista, nuovi sentimenti, nuove visioni. Ci sono relazioni potenti che vanno oltre il contatto fisico ed i sentimenti amorosi, che si nutrono di idee e chiacchiere. Sono quelle che ci regalano momenti di armonia, che vivono di sintonie a volte troppo difficili da spiegare a parole. Ci sono amicizie che non muoiono mai, pur rimanendo assopite e pronte a risvegliarsi come se non fossero mai andate a dormire. E poi abbiamo l’amore. Forse il punto più alto della felicità. Ma di questo, magari, ne parlerò più avanti.
Io la felicità l’ho trovata solitario in montagna. Assieme al cane Argo. Assieme a tutte le persone cui voglio bene, che rimangono sempre con me anche se vivono le proprie vite lontane, giù in valle, oltre il bosco.
La mia felicità è coincisa con l’abbandonare i ritmi ossessivi del lavoro, la vita frenetica di città, le tecnologie opprimenti, il mondo di corsa, le città diventate una vetrina infinita, luoghi di promozione dell’effimero, dello sperpero e dello spreco. Luoghi dal controllo ossessivo, dalle mille regole e dall’aria putrida. Per turisti della vita e consumatori dell’inutile, piccoli criceti che corrono per produrre denaro da spendere in puttanate. E che alla sera si buttano nel letto sfiancati. Tristi, inutili, stressati ed infelici. Una civiltà di pecore ossessionata dal denaro, i soldi al centro di tutto.
Buon per voi. Io sto qui, respiro l’aria fresca, da solo, con il cane, leggo un buon libro. Non mi servono soldi per essere felice.