Nelle scorse settimane sono andato lontano.
Ho trascorso il ferragosto a zonzo, in moto, con il mio migliore amico, lungo sperdute strade di mare, di campagna e di montagna. A volte, nel nulla più assoluto. Alcuni tratti percorrendo strette vallate in cui nemmeno arrivare il segnale telefonico. Nei Balcani: Italia, Croazia, Bosnia, Serbia, Romania, Ungheria, Slovenia, Austria ed ancora Italia. Quattromila chilometri, dieci giorni, due migliori amici, due moto – scusate, precisiamo: due Gelände/Straße – visi e mani bruciati dal sole, chiappe martoriate dalle ore in moto. E tanta gioia e tante risate. Quelle belle, che nascono dal nulla e che ti piegano in due, con le lacrime agli occhi. E non capisci cosa ci sia da ridere. Dopo un attimo nemmeno ti ricordi cosa ha fatto partire le risa, ma ridi a crepapelle, senza riuscire a fermarti. E se ci ripensi, torni a ridere. Con le lacrime agli occhi.
Avrei tanto da raccontare, in particolare sugli orsi incrociati lungo la strada, sui cani randagi che popolavano i margini delle strade, sulla benzina agricola che non ha rovinato nulla del giro ma ci ha solo fatto perdere un pomeriggio intero ma ci ha permesso di conoscere persone fantastiche. Perchè le cose alle fine si sistemano sempre. E quando da soli proprio non ci si riesce, bhe, abbiate fiducia, non disperate, perchè dal nulla spunterà qualcuno che vi darà una mano. Funziona così. Basta crederci. E rimanere sereni. Una soluzione esiste sempre.
Siamo partiti con due obiettivi: percorrere due strade tutte curve panoramiche sulle montagne della Romania e vedere il castello di Dracula. Siamo tornati con la sensazione che tutto il resto, oltre a loro, sia stata la vera ragione del viaggio, perchè le due mete, alla fine, non erano nulla di speciale. Le strade di montagna, sicuramente molto belle e divertentissime, ma percorse nell’unico giorno di pioggia. E con quella consapevolezza che quelle dolomitiche, o delle alpi francesi e svizzere, che conosciamo bene siano un’altra cosa. Di un altro livello. Il castello di Dracula, che poi di Dracula ha gran poco, e non è nemmeno mai stato di Dracula, è un bell’edificio, ma troppo turistico. Probabilmente l’unica attrazione nell’arco di chilometri. Il suo ricordo riguarderà solo la fila interminabile di turisti lungo le strette scale interne e le stanze del maniero.
Ma tutto il resto, il viaggio, il percorso fatto per arrivare, è quello ha dato il senso a tutto. Come spesso accade nella vita. Non è tanto il risultato finale che conta, quanto il percorso fatto per raggiungerlo. Sono la preparazione, lo sforzo, la dedizione, il desiderio, a volte la stanchezza e la fatica, talvolta lo scoramento, a lasciare il segno. Sono i ricordi, le emozioni, quelli che ti rimangono dentro. I ricordi sono le fotografie delle emozioni. Un trofeo conquistato che tieni in mano, che osservi, sforzandoti, senza riuscirci, di ricordare quando e come è stato vinto, bhe, quel trofeo non vale nulla. Un trofeo, magari insignificante per gli altri, ma che ti è costato sforzo, fatica, dolore, ma ha prodotto gioia, orgoglio e soddisfazione, bhe, quello è l’unico che ti darà poi l’emozione forte ogni volta che lo prenderai in mano.
Del viaggio in moto mi ricorderò la fatica di certe giornate, quelle dei quasi 700 km in un giorno. Mi ricorderò lo spettacolo della strada costiera che scende lungo la Croazia. Mi ricorderò di ogni singola stanza. Mi ricorderò di Felicia, la receptionist dell’hotel con spa in mezzo al nulla. Mi ricorderò del vecchio che in uno sperduto paese della Romania, ci ha raggiunti, felice. Eravamo in pausa, fermi lungo la strada. E ci ha visti. Felice di stringerci la mano, parlando solo in rumeno, veloce come un treno. Dicendo, a gesti, che non importa che noi si parlasse inglese, perchè tanto lui non lo conosceva. E nemmeno l’italiano. Ma ci ha raccontato, orgoglioso, di quando aveva la sua Java 250. Di quanto andava forte. E di quanto era bella. Si esprimeva con le emozioni. E quelle le abbiamo capite, nonostante le lingue diverse.
Mi ricorderò di Francesco e della sua ragazza. Il salvatore. L’angelo salvatore. Il mago della meccanica. Un genio. Umile, generoso, divertente. E mi ricorderò dei benzinai di Mostar. Della loro voglia di aiutare. Così come del giovane generoso parcheggiatore che tanto si è sbattuto e che per primo ci ha dato fiducia e coraggio. Ci ha fatto capire che non eravamo soli.
Mi ricorderò degli orsi lungo la strada. Dei tanti cani randagi. Di tutti quei cuccioli pulciosi e pelosi che mi sarei portato via, riempiendo bauletti e valigie. Così come della scena straziante di quel piccolo batuffolo, dietro al curva, seduto in mezzo alla strada, vicino al corpo dilaniato di quello che era probabilmente suo fratello. Lo vegliava. Non capiva. Non capiva cosa lo aveva privato del suo compagno di giochi. Povero cucciolotto innocente.
Alla fine i ricordi sono legati alle persone. Alle interazioni che abbiamo avuto. Perchè alla fine conta quello, contano i rapporti umani. Contano le emozioni, soprattutto quando sono positive. Quando riguardano gesti di generosità inaspettata. E tra le emozioni migliori ci metto l’amicizia. Quella che non va mai via quando due sono grandi amici.
E poi si rientra a casa. Si lava la moto. Si riguardano le foto e si pensa a quando ripartire. Fieri ed orgogliosi di averne concluso un’altro. Un altro spettacolare giro in moto.
Mio prode amico, quando si riparte?