Venerdi sera sono rientrato in baita, con Argo, che quando non posso portare con me lo affido ai miei genitori. Che è pure una scusa per vederli. Che è assolutamente un’ottima e rara occasione pure per loro di vedere che ci sono ancora, sono vivo, sto bene, mangio, riposo e sono felice. Che felice è una parola grossa, ma sì, a tratti sono pure felice. Ogni tanto penso all’immagine di un elettrocardiogramma, con una linea abbastanza piatta, con dei piccoli picchi verticali, regolari, verso il basso, divisi da un picco più elevato verso l’alto. Questa è la vita. L’elettrocardiogramma non è altro che una fotografia della vita. Così come è lo stesso cuore quello che, pompando sangue, ci mantiene in vita. Se penso a come fotografare la felicità, ci vedo un’ECG. Tutto scorre abbastanza tranquillo, regolare. Ogni tanto dei piccoli momenti di sconforto, che sono però messi da parte dai picchi di gioia vera ed assoluta. Non lo so perchè parlo di questo. Forse perchè oggi è domenica, sono piuttosto stanco per le ultime settimane e per un lungo e faticoso giro in mountain bike fatto ieri: quasi 50 chilometri e quasi 2.000 metri di salita. Oppure perchè oggi è una giornata uggiosa. I primi freddi.

Oggi qui è improvvisamente autunno. Il sole è coperto dalle nuvole, una cappa di nuvole che chiude tutto. Un cielo grigio chiaro. Incapace di organizzarsi con dei nuvolosi neri per far scendere la pioggia. Pure il meteo è stanco. Le temperature, rispetto a ieri, sono sensibilmente scese. Questa mattina il termometro, quello vero, antico e analogico, quello con la colonnina di mercurio blu che ho appeso fuori dalla finestra indicava cinque gradi. Ho notato che parecchi alberi hanno iniziato a perdere le foglie. Quasi senza passare dalla colorazione gialla. Ieri le ricordavo verdi, al loro posto, appese ai rami, oggi le vedo marroni rinsecchite a terra. Ho rivisto stamattina la mamma cervo con i suoi tre piccoli. Erano in fondo al prato, dove inizia il bosco. Da tempo, suppongo per il caldo, non si facevano vedere. Probabilmente se ne stavano all’ombra del bosco oppure al fresco più in alto. Sono felice di averli ritrovati. Tutti e quattro. Sani. Vivi e vegeti, alla faccia dei cacciatori.

In questi giorni ho sentire Dafne, non tutti i giorni, ma quasi. Ogni tanto ci mandiamo un messaggio ma ancora non ci siamo mai sentiti telefonicamente. Non voglio disturbarla, non durante le giornate di lavoro. Ed ancora non conosco i suoi impegni e le sue giornate. Non so nemmeno se si veda con qualcuno e se frequenti un compagno. So solo che vive da sola, così almeno credo di aver capito. Mi sembra strano che una ragazza così bella, intelligente, interessante possa non avere una relazione. Ma questo non importa. Non rileva. Non è quello che cerco. Voglio solo vivere ogni giorno il più sereno e felice possibile. Ed i troppi pensieri, alla fine, sono una barriera all’essere felice.

Quest’estate ho deciso di disdire l’abbonamento alla rete fissa internet, quella della baita. Con il primo novembre, sarò senza rete. A ridosso del giorno dei morti. Viene quasi da sorridere pensando che sarà un po’ come morire, senza internet. Ma credo che sarà una liberazione. Vorrei che qui in baita il mondo scorresse lento come negli anni della mia giovinezza, quando tutto era semplice e vero. Ci ho pensato bene prima di disdire l’abbonamento, anche perchè il telefono qui prende male. Ma non mi importa. Quest’inverno sarà la stagione del minimalismo e della riflessione. Una sorta di passaggio verso un’esistenza più semplice, meno di corsa, con meno affanni e preoccupazioni. Gli amici che mi servono sanno dove trovarmi. Il lavoro saprà attendere ed i clienti capiranno che sarò io a contattare loro quando lo vorrò. Ci vuole tempo. Ci vuole pazienza. Ci vuole calma.

Probabilmente scriverò molto meno. Devo però confessare che un paio di accadimenti nelle ultime settimane mi hanno fatto male. Ho riflettuto ed ho capito che al mondo non è sempre tutto bello, onesto e divertente. Ci sono lati oscuri, nascosti e persone che poi si rivelano peggio di come sono. Altre volte, raramente, accade il contrario, di persone che invece si dimostrano molto meglio del previsto. Il mio solito errore è quello di fidarmi ciecamente degli altri, di pensare che anche gli altri siano spinti dalle migliori intenzioni, che parlino, pensino ed agiscano senza malizia. E questo è il mio grande errore. Quello di fidarmi. Di buttarmi alla cieca esponendomi agli inganni. Ho deciso di farmi furbo e di espormi meno. Ho deciso di sforzami e di pensare mille volte prima di dire ciò che penso e, soprattutto, prima di agire.

Mi è venuta in mente una frase di Aristote: “Il saggio non dice tutto quello che pensa, ma pensa tutto quel poco che dice.”. Sarà il mio mantra. Non perchè mi senta saggio, no, quello non lo sarò mai. Ma se voglio sopravvivere con il sorriso in questo mondo, dovrò provare a seguire gli insegnamenti dei saggi.

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NOTA SU QUESTO POST:

Questo post è stato scritto a metà ottobre. Per qualche settimana ho pensato di abbandonare questo sito e di cancellare tutto. Per fortuna, ho cambiato idea, ho deciso di riflettere e di far decantare la delusione ed i pensieri negativi che mi affollavano il cervello. Ho deciso di andare avanti. In maniera diversa. Di raccontare ciò che voglio, ma non tutto. Forse scriverò meno. Forse non saprete mai come andrà con Dafne. Forse nemmeno ve ne importa. E, onestamente, non me ne importa nulla nemmeno a me, di cosa pensate voi.

 

 

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