Strana giornata oggi. Una giornata piena di incontri. Fin dalla mattina.

Ormai da parecchi giorni mi sto svegliando molto presto alla mattina. Ho deciso di seguire i ritmi della natura, una mia fissazione che mi fa sentire parecchio in sintonia con l’ambiente montano in cui vivo. La mattina mi sveglia la luce dell’alba che filtra dagli scuri socchiusi. Dalle 5:30 anche il bosco si sveglia. Ed è parecchio rumoroso. Non mi sarei mai aspettato che ci fosse così casino alla mattina vivendo isolato in montagna. E’ colpa, soprattutto, degli uccelli, molto mattinieri ed incredibilmente caciaroni .

La sera, come è facilmente prevedibile, crollo presto. Negli ultimi giorni verso le 18:00 mi preparo qualcosa da mangiare e poi mi godo l’imbrunire, leggendo un libro o scrivendo. Prima delle dieci sono già con la palpebra cadente.

Ma oggi vorrei raccontarvi qualcos’altro. Stamattina nel prato appena fuori la baita c’era un gruppo di cervi. Perlomeno, credo siano stati cervi. Li ho contati: 3 maschi, 6 femmine e 4 giovani. Stavano fuori, brucavano l’erba del prato a pochi metri dalla casa. Quando ho aperto le imposte il rumore li ha fatti girare verso di me. Si sono fermati. Mi hanno osservato e poi hanno continuato imperterriti, come se non ci fossi mai stato. Per loro non contavo nulla. Non ero un pericolo, evidentemente. E’ stato molto emozionante. Mentalmente ho detto loro di continuare, che sarebbero sempre stati i benvenuti e che non li avrei disturbati. Argo dormiva pacifico e nemmeno si è accorto di nulla. Che cane! Un vero cane da guardia.

Il secondo incontro, pure questo inaspettato, è stato una gatta. Stavo facendo colazione ed avevo la porta d’entrata aperta perché avevo fatto uscire Argo. Ad un tratto è entrata una gatta. Ha fatto pochi passi e si è seduta ad osservarmi. Una bella gatta, tigrata, grigia e bianca e con una macchia marrone sulla coscia sinistra. Mi fissava. Le ho detto ciao e mi ha strizzato gli occhi. Mi sono alzato per prendere qualcosa da darle e lei se n’è andata. Silenziosa e veloce come era entrata. Andata. Sparita. Ho deciso di preparare qualcosa da mangiare, casomai dovesse ritornare. E poi dovrò darle un nome. La cosa particolare è che se n’è andata senza che Argo nemmeno notasse il suo arrivo. Argo oggi scioperava da cane. Oppure è semplicemente pigro.

Il terzo incontro della giornata è stato ancora più piacevole. Come potete immaginare, sono parecchie settimane che vivo nella solitudine più assoluta. A dir la verità non sono solo. Non mi sono mai sentito solo: c’è Argo, ci sono i libri, c’è la radio. Ci sono gli animali del bosco. E c’è il bosco stesso, che è un piacere da osservare. Nel pomeriggio ero impegnato a portare un po’ di legna all’interno della casa. Lungo il sentiero che sale al passo, ho visto una ragazza. O signora. Non so, avrà avuto circa una decina di anni meno di me. Sicuramente giovanissima, dunque.

Era alta, capelli neri lunghi fino alle spalle, gli occhiali da sole, indossava una giacca rossa e dei pantaloni da montagna neri. Sulle spalle aveva uno zaino e nella mano teneva un libro. Quando mi ha visto ha sorriso, mi ha gridato buongiorno e mi ha chiesto: “posso?”disturbo?”. Nel frattempo lasciava il sentiero e si incamminava verso la baita. Sono rimasto inebetito. Non me l’aspettavo. Non attendevo visite. Non visite femminili. Sono un vecchio orso rincoglionito, mi sono detto. Con la legna ancora in mano sono rimasto fermo ad osservarla. E lei: “disturbo? la vedo impegnato.. posso passare dopo..”.

“Certo. No, cioè, volevo dire, certo che non disturba. Anzi, aspettavo proprio i primi invitati. Sa, questa sera ci sarà una grande festa qui! Lei è la prima.”

Non ho idea come mi è uscita questa stupidata. Lei è sembrata non capire. Forse un filo imbarazzata: “Ah, certo. Non si preoccupi, non sono qui per la festa. Le ruberò solo un minuto”.

Ed io, sfoderando il sorriso delle grande occasioni, le ho detto che stavo scherzando. Che era la benvenuta e che non ci sarebbe stata nessuna festa: “Anzi, ti confesso che sei la prima persona che vedo da parecchi giorni. Vedo solo animali.”.

Argo, chissà dov’era, si era finalmente accorto della piacevole presenza e l’aveva raggiunta scodinzolante. Lei lo salutò accucciandosi, così come fanno spesso quelli che conoscono bene i cani e si fidano di loro.

Si chiamava Sara, veniva dal veneto e stava facendo una ricerca sulla presenza del lupo nelle nostre montagne. Il libro che teneva in mano era un taccuino moleskine nero, scritto per metà. Le ho offerto un caffè e ci siamo seduti sul tavolo esterno, al sole. E’ stato davvero piacevole. Gran donna. Intelligente, entusiasta del suo lavoro e pure molto carina. Mi ha spiegato che stanno seguendo gli spostamenti di un paio di branchi, che dai monti Lessini stanno spostandosi verso nord. Tutti gli indizi e le ultime segnalazioni indicano che siano nei dintorni. Ma riescono a spostarsi anche di oltre 100 km al giorno. Lei sta seguendo le tracce.

Mi ha detto che, essendo una valle selvaggia in una catena montuosa relativamente poco abitata, potrebbe anche accadere che il branco decida di fermarsi in zona. Mi ha chiesto da quanto tempo vivevo in baita e se avevo notato qualcosa di strano. Strani rumori, strani comportamenti negli animali. Le ho raccontato che stamattina ho visto un branco di cervi che pascolavano qui nel prato. Ci siamo alzati ed abbiamo immediatamente individuato le cacche che hanno lasciato.

Le “fatte” di cervo erano parecchie. Sono cilindriche, lunghe un paio di centimetri, appuntite su un lato e schiacciate dall’altro. Mi ricordano i proiettili di pistola. Si, ho fatto l’alpino, fuciliere assaltatore. Ho sparato con Fal, Beretta 70/90, MG e Beretta 92.

Mi ha spiegato la differenza con le bagole di cervo femmina, che sono più cilindriche ed arrotondate. E queste erano anche di colore più chiaro. A titolo di conoscenza, le fatte di capriolo sarebbero molto più piccole.

Alla fine di questa piacevole giornata, mi ha spiegato che lavora per l’università di Padova, è laureata in Scienze Forestali a Firenze e vive a Bologna. Starà in zona ancora per qualche giorno e fino a quando troverà tracce di lupo. Ci siamo lasciati con la speranza di rivederci. Le ho detto che non scappo e che la mia intenzione è quella di rimanere a lungo qui in baita.

Davvero una gran giornata. Non abbiamo parlato molto dei lupi. Mi documenterò, per essere preparato quando ci rivedremo. Perché mi piacerebbe molto rivederla.

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