Sto scrivendo chiuso in baita, con la stufa accesa e Argo che dorme davanti. Fuori il tempo è uggioso, le nuvole molto basse rivestono le montagne. I boschi in pochi giorni si sono colorati delle tonalità autunnali e si respira una strana area, come se tutto fosse sospeso: luce, suoni, odori. Tutto in attesa di qualcosa.

Il messaggio ricevuto da Angela mi ha fatto molto piacere. La poesia, che non conoscevo, è molto bella e toccante. Ma mi ha lasciato un leggero amaro in bocca. Amo i gusti amari, ma solo se accompagnati da quelli più dolci. Il retrogusto di quella lettera mi ha lasciato un gusto amaro.

I giorni trascorsi con lei sono stati entusiasmanti ed incredibili. Sotto sotto, in cuor mio, sapevo che non avrebbe mai potuto durare a lungo questo periodo di gioia ed eccitazione. Ma non immaginavo che la sua assenza fosse così percepibile. Sono molto contrastato. Da una parte, il pensiero razionale, mi dice che non c’è ragione per sentirmi triste. Una settimana fa nemmeno sapevo della sua esistenza. E lei ha la sua vita, il suo lavoro, i suoi impegni. Ed io ho la mia vita, i miei impegni e le mie cose. Non credo di essere pronto ad iniziare una storia.  Nemmeno ne abbiamo parlato. Sarebbe stato prematuro e probabilmente nessuno dei due avrebbe voluto affrontare la questione. Anche se un pensiero sul “come avrebbe potuto essere” confesso di essermelo fatto.

Vorrei tanto rivederla, vorrei tanto sapere cosa pensa lei di me. Non tanto di me, quanto di questo embrione di storia, che sarebbe un peccato fosse cresciuta ed esplosa in un battito di ciglia. O forse sarebbe giusto così. Ma non ne sono convinto. I nostri pensieri sono inevitabilmente legati alle nostre esperienze ed ai nostri preconcetti. Abbiamo tutti degli schemi mentali che usiamo per andare avanti ogni giorno. Sono le nostre convinzioni, indispensabili per decidere in fretta in tutti i casi di incertezza. Perchè tutti siamo a disagio quando non capiamo le cose, quando siamo confusi e non sappiamo cosa potrebbe accadere. Quando non riusciamo ad interpretare le conseguenze di ciò che ci accingiamo a fare. Come decidere nel dubbio? Ci affidiamo alle nostre convinzioni. Accade però, talvolta, che queste siano in conflitto con ciò che ci arriva da dentro, dal cuore, dalla pancia, dalla parte più emotiva del cervello. E la bilancia si sposta. Razionale o irrazionale? Coraggio o prudenza? Testa o cuore? 

In questi anni ho maturato la scelta di allontanarmi dalle cose e dalle persone. La baita, il luogo in cui vivo (e mi nascondo) ne sono l’emblema. Il mondo non mi sembra più così accogliente, la gente non mi sembra più così disponibile. Vedo una società triste, egoista, incentrata sulla competizione e sul successo ad ogni costo. O vinci o muori. E questo si nota nei comportamenti delle persone, sempre più individualisti, vuoti e cattivi. C’è tanta cattiveria e poca umanità. In questi mesi di solitudine montana ho riflettuto sulla mia inadeguatezza al mondo moderno. Alla società che stanno costruendo e che ci obbligheranno ad abitare. Il mio errore, se di errore vogliamo parlare, è di essere troppo emotivo, troppo empatico. Finisco sempre nel prendermi carico degli altri, non tanto fisicamente, quanto mentalmente. Da sempre. Mi succede con le persone, mi succede con gli animali, mi succede con le piante. Quanto è stupido tutto ciò. Stupido perchè sento il bisogno di risolvere i problemi degli altri. Proprio io, che credo che siamo solo noi a dover risolvere i nostri problemi, da soli, ciascuno di noi e le proprie questioni. 

In questi giorni – non credo sia per colpa di Angela, ma qualcosa continua a dirmi che è per colpa di Angela – mi stanno cadendo le certezze. Mi si aprono dei varchi nei muri che ho costruito. Non lo saprete mai ciò che è successo tra noi, ma con lei mi sono aperto come mai ho fatto prima. Le ho raccontato i miei segreti più segreti, le ho descritto episodi e pensieri che solo io conoscevo. E sono stato bene. Così bene che mi ha fatto paura. Paura che fosse un’illusione. Paura di buttarmi in una cosa destinata a finire in fretta. Paura di non essere pronto per lei. Paura di non essere ricambiato. Perchè una delle questioni che più mi hanno fatto pensare, riguarda il capire cosa lei prova per me. E la paura che lei provasse pure qualcosa. Come nei grandi romanzi, i grandi amori impossibili. E poi torno con i piedi per terra. Ben fisso e razionale. E mi dico che la mia mente fantasiosa questa volta sta esagerando. Che non bastano due giorni assieme per far nascere qualcosa. Perchè l’amore non è un cerino, destinato a spegnersi in pochi secondi. L’amore è impegno, costanza, gioia, dolore. E’ mettersi in gioco, aprirsi agli altri. 

La cosa più stupida che mi è venuta in mente è ammettere che forse io stia cercando l’amore. Che alla fine ho bisogno delle persone, perchè le persone sono emozioni. E le emozioni sono vita. Ed io voglio viverla piena. Fin che mi sarà concesso di farlo. Ma ne sono infastidito e terrorizzato. Il mio più grande desiderio sarebbe quello di essere invisibile. Di esserci, ma di passare inosservato. Non mi piace toccare gli altri. Non sopporto quando gli altri mi sfiorano.  

Poi lei è arrivata dal bosco. E mi ha scompigliato i piani. I miei piani di perfetto isolamento e solitudine. Ma davvero basta così poco per buttare all’aria il tavolo? 

Sono qui. Guardo il bosco che si colora dei colori dell’autunno. Ed intanto penso. Penso a come non sbagliare. L’unica certezza che ho è che l’errore più grande sarebbe quello di stare immobile. Mi muoverò. Ma ancora non so dove. Perchè la meta ancora non mi è chiara. E se anche lo fosse. Quella meta che scorgo a tratti tra le nuvole mi fa paura.

 

 

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