Eccomi. Finalmente rientrato in baita, in quella che ormai chiamo “casa”. Sono stato lontano per quasi una settimana, per impegni di lavoro; questo posto mi mancava. Ogni volta che rientro tra i monti mi sento felice e soddisfatto. Qui davvero mi sento a casa. Questo è il mio rifugio. Da quando trascorro molto tempo qui, mi rendo conto della pace e della tranquillità che si respira qui. Questo è il mio luogo, quello in cui mi sento bene e percepisco un benessere inusuale. Quando solo lontano mi manca. Quando mi allontano non vedo l’ora di tornarci.

Quando sono qui riesco a pensare, a liberare la mente. Entro in uno stato di tranquillità che mi permette di affrontare le cose con calma, con i tempi giusti, senza affanno. Anche di fare ciò che mi fa stare bene, senza scadenze o impegni che premono. C’è una cosa che più apprezzo: il pensare bene. Riesco a liberare la mente, a non correre con i progetti ed i pensieri, a mettere da parte problemi e preoccupazioni, non perché li faccia sparire, ma semplicemente perché qui vengono ridotti a questioni di poco conto, ad urgenze con scadenza mai. E’ come una sorte di accettazione di tutto, di consapevolezza che qui la vita non mi fa paura e nulla può impensierirmi. Questo è il mio rifugio. Il mio porto sicuro, quello in cui una nave approda in caso di tempesta o di avaria, per sfuggire a condizioni sfavorevoli. Il mondo in valle è sfavorevole. La gente in valle è pericolosa.

In baita la vita scorre in maniera diversa. Una delle cose che ho notato fin da subito e che, inaspettatamente, mi rende felice, è la mancanza delle comodità e delle tecnologie. Qui tutto è manuale e poco elettronico. Qui si vive con poco e per fare le cose è necessario prendersi il tempo necessario a farle. Si fanno meglio, con più attenzione, senza fretta. In città tutto sembra semplice, tutto immediato e tecnologico. Se decido di prepararmi qualcosa da mangiare che necessita di essere cotto, qui prima devo preoccuparmi di accendere il fuoco nella cucina a legna. Quando calano le temperature, devo ricordarmi di mantenere accesa la stufa. Anche perché, attraverso la stufa, posso pensare di avere l’acqua calda per farmi una doccia. E non avete idea del piacere di sciacquarsi il viso la mattina con l’acqua gelata che esce dal rubinetto.

Domenica sera, quando sono arrivato, faceva molto freddo, all’esterno erano quasi zero gradi, la temperatura che probabilmente c’era anche all’interno. Sono rimasto con la giacca pesante per quasi un’ora, fino a quando la stufa ad olle centrale e la cucina a legna, immediatamente accese, non hanno iniziato a scaldare l’ambiente. Dopo circa mezz’ora già la temperatura in tutta la baita, comunque molto piccola di dimensioni, era già accettabile. Il calore del fuoco, i suo rumori e crepitiii, la sua vista scaldano l’ambiente anche dal punto di visto emotivo. Non è solo un calore fisico, è un calore diverso, che mi riposta con i ricordi a quando mio nonno Berto mi insegnava ad accendere il fuoco, costruendo una sorta di capanna con piccoli legnetti sopra ai legni più grandi. L’odore della stufa o di un caminetto acceso, specie se a bruciare sono legni veri, tagliati dal bosco, non cippato o pellet, per intendersi, lasciano un aroma ed un profumo incredibile. Oh, quanto amo queste sensazioni.

Quando sono arrivato e sono sceso dall’auto, fuori ho percepito la tipica aria di neve. Quel freddo un po’ umido, con quell’odore di neve, che non riesco a descrivere, ma che chi abita in montagna ben capisce. Il cielo era completamente coperto e non si vedevano stelle. Non ho guardato le previsioni meteo, ma sono certo che arriverà presto la neve. Voglio esserci. Voglio stare in baita quando i primi fiocchi di neve della stagione inizieranno a scendere.

Quando sono entrato ho sentito il profumo di Angela. Ho sentito la sua presenza, un misto di emozione per il ricordo e tristezza per la sua assenza. E’ trascorsa più di una settimana da quando l’ho salutata. Era sabato mattina della scorsa settimana. L’ho rivista velocemente martedì sera, incrociata per caso mentre scendevo in valle.

Si siamo rivisti ed avrei tanto voluto baciarla e stringerla, ma ci siamo limitati a salutarci, guardandoci negli occhi, facendo salire i battiti del cuore e, a me, lacrimare gli occhi. Eravamo all’aperto ma in un luogo pubblico, con altre persone. Vogliamo e dobbiamo mantenere questo strano rapporto riservato e nascosto. Ci siamo salutati dicendo che ci saremmo visti presto, che ci saremmo sentiti.

In effetti ci si scrive tutti i giorni e, compatibilmente con gli impegni di lavoro, ci si sente anche telefonicamente. Proprio io, che mal sopporto stare al telefono e mandare messaggini. Non è il mezzo. Capisco però che sia il migliore in certe circostanze, perché il migliore è stare uno vicino all’altro e guardarsi in faccia. Ma mica sempre è possibile.

In questi giorni mi sono dedicato a me stesso. Ed ho avuto anche alcuni impegni di lavoro. Lei è sempre nei miei pensieri, dalla mattina alla sera. Quando vedo qualcosa di bello vorrei mostrarglielo. Vorrei che fosse con me. Vorrei che sentisse le cose che sento io, che annusasse gli odori che sento io, che percepisse le sensazioni che percepisco io. E tutto mi sempre molto più intenso.

Non sono triste senza di lei. Perché in cuor mio so bene che non ci perderemo, perché c’è qualcosa di magico tra di noi. Sembro pazzo, ma lo penso davvero. La nostra storia non sarà mai una storia comune. Non finirà perché un qualcosa di strano ci lega fin dai tempi antichi, qualcosa di magico e di speciale, difficile da spiegare. Magari un giorno staremo ancora assieme, magari una notte torneremo a dormire abbracciati, come nei film e come solo con lei è accaduto. E non pensavo fosse possibile davvero.

E non sono triste perché qui in baita ho smesso di pensare, ed ho deciso di iniziare a sentire. Non programmo, non vado oltre il momento, non pianifico il domani. Vivo l’oggi, il presente. Godo il momento, prendo il bene ed il male che arrivano. Li faccio miei. Sto imparando a sentire, a sentirmi, senza pormi domande, senza aspettative. Forse questa è la strada giusta. Non sono triste. Forse sono solo felice. Felice di iniziare a capire. Sto qui, sto bene a casa, sto finalmente tranquillo.

 

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