Ieri sera era una splendida serata, con un cielo limpido pieno zeppo di stelle ed in mezzo un sottilissimo spicchio di luna.  Era la luna che disegnano i bambini. Chissà perchè il sole negli schizzi  è sempre una palla piena e gialla, piena di raggi, e la luna una sottile fetta tonda ed appuntita.

Come sempre, quando torno in baita, mi bastano pochi giorni per rigenerarmi e per tornare ad essere lucido, speranzoso. Ottimista non ancora, ma ci stiamo lavorando. La natura, la pace, la lontananza dal mondo frenetico del lavoro,  gli uccelli che cantano, tutto lavora per farmi stare bene. Probabilmente anche la lontananza dalle persone.

Guardavo la luna e pensavo alla solitudine.  Jim Morrison ha scritto che “si nasce e si muore soli, tutto il resto è niente“, Charles Bukowski “A volte ho la sensazione di essere solo al mondo. Altre volte ne sono sicuro“. E siccome non c’è due senza tre,  Fabrizio de Andrè scrisse questa frase: “La solitudine può portare a forme straordinarie di libertà”. Per me la solitudine è lo stare bene con se stessi, significa capirsi, comprendersi, conoscersi. Probabilmente è molto più difficile comprendere se stessi che gli altri. Spesso la gente finge. Spesso noi mentiamo a noi stessi. Per comodità, per piacere, per pensare di piacere. Non ci sarà mai pace in coloro che non prendono il coraggio di conoscere se stessi. E’ un lavoro duro. Faticoso ed a tratti potremmo vedere cose che non ci piacciono. Ma quello è il punto di partenza.

Alla fine siamo stelle in un cielo infinito.

Alla fine siamo sempre più connessi, più falsamente informati, più stimolati ma sempre più soli. Terribilmente soli. E’ la pena del contrappasso: l’era connessa della comunicazione ha isolato le persone.

Stavo diventando triste e malinconico. Avevo pure freddo, seduto fuori sulla panca, al buio di notte. Sono rientrato all’interno, mi sono preparato una tazza di latte caldo con grappa e miele e mi sono seduto a leggere.

In realtà ho scritto. Ho progettato il futuro.

Forse non vi interessa, ma porto sempre con me un piccolo taccuino per gli appunti. Poi in casa ho un grosso diario con la copertina verde e le pagine bianche, in cui scrivo le cose più importanti. Ciò che vedo, ciò che penso, ciò che ritengo d’ispirazione. Gran parte di questi post partono da quelle pagine scritte a mano, carta e penna. Poi, quando ne ho voglia e tempo, accendo il portatile ed inizio a scrivere di getto.

Ieri sera ho aperto il mio libro verde nel mezzo. Ho pensato: ok, la solitudine, ma non è così bello conoscere il mondo e le persone?  Sono finito a considerare che le persone sono bellissime quando le conosci non per lavoro. Mi spiego. Ho considerato che mi infastidisco sempre più sul lavoro, sono intollerante verso le persone, perchè sono sempre più arroganti, dispettose, rancorose, egoiste e pure stronze. Poi magari, la stessa persona, la trovi per strada e si comporta come la più gentile ed amorevole del mondo.

Il problema, forse, è l’ambiente di lavoro. Questa società malata che ci mette sempre sotto pressione, ci tratta come macchine, automi, con obiettivi, tempi e risultati. Al di fuori delle questioni di lavoro, passato il momento di stress e frustrazione, riacquistiamo un poco di umanità.  La soluzione sarebbe non lavorare, dunque? No..  non credo. Lavorare è necessario ed indispensabile. Basterebbe cambiare il modo di farlo. L’approccio e le aspettative. Siamo uomini, non pezzi di metallo tecnologici.

Detto questo, stavo seduto al calduccio, con la stufa accesa, sulla mia poltrona, con la mia tazza blu piena di latte caldo-miele-grappa, e davanti avevo le pagine bianche del mio libro verde.

Ho capito come mi programmerò la primavera. Un sogno, ma se non si sogna, e se non lo si fa in grande, siamo destinati all’oblio. I piani sono questi: entro metà maggio vorrei scendere in treno fino a Bologna e partire per la Via degli Dei, il percorso a piedi che si snoda sugli Appennini tosco-emiliani e dal centro di Bologna raggiunge il centro di Firenze. Sono circa 130 chilometri di sentieri lungo le vecchie mulattiere.

Ma non basta. Entro l’estate voglio anche salire in moto ed andare a vedere il mostro del Lago di Lochness, in Scozia. Un bel viaggio in moto è ciò che ci vuole, per resettare tutto, staccare tutto e tornare a viaggiare. Forse anche ad incontrare e conoscere persone nuove. Fuori dal lavoro.  Vi terrò informati. Buona domenica.

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