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Ogni tanto ricompaio. Mi sento una nuvola. Sono come le nuvole. Come nella poesia di Fabrizio de Andrè. “Vanno, vengono, ogni tanto si fermano”. A volte bianche, a volte nere.

In questo maggio non ha fatto altro che piovere. Nei giorni scorsi sulle cime più alte è comparsa pure una spolveratina di neve, come lo zucchero a velo sopra una torta, sopra il pandoro a natale. Ne ho approfittato per tornarmene in città, a sistemare delle faccende, a lavorare, a vedere gente. E’ stato anche piacevole e produttivo.

Venerdì sono rientrato in montagna, sotto un diluvio incredibile, e la sera mi sono goduto qualche bella ora di tuoni e lampi. Con dei temporali improvvisi che sembravano cascate d’acqua. E’ stato piacevole, ma sembrava di essere in pieno autunno, con le temperature scese ben al di sotto dei 10 gradi.

Stamattina non piove. Ma in cielo si addensano grandi nuvoloni neri e minacciosi. Ieri mattina per un attimo c’è stato il sole. Sono stato assente per qualche giorno ed il bosco è radicalmente cambiato. L’ho lasciato spoglio e marrone. L’ho ritrovato verdissimo e rigoglioso come non mai. Il verde della primavera è bellissimo. Un verde chiaro, acceso, sembra in certi punti il colore degli evidenziatori stabilo. Ed il panorama è a macchie, di tonalità diverse. E c’è verde ovunque.

Ieri sera sono uscito all’imbrunire, mi sono seduto sul tavolo all’esterno, chiedendomi se in questi giorni di assenza qualcuno ci si è seduto. Dubito, visto la pioggia incessante. Dovrei costruire una sorta di veranda, di tettoia, per ripararsi dalla pioggia, casomai qualche viandante (che bella parola!) si trovasse a passare di qui e cercasse riparo da un temporale. Forse potrebbe tornare utile anche d’estate, per ripararsi dal sole. Vedremo. Lo proporrò ai miei amici del paese.

Il bosco si è rianimato di uccelli. E’ tornato il cucolo, che canta dalla mattina alla sera. Sento gli usignoli che gorgheggiano alla sera ed alla mattina. Ho sentito il picchio. Ho sentito corvi e cornacchie. Ed ho avvistato anche qualche merlo. Non mi ero mai accorto dei merli in montagna, chissà perchè li pensavo come i colombi, dei cittadini. Ce n’è uno in particolare, un maschio, con il suo becco arancione, che in questi giorni si sistema sempre sull’angolo del tetto, proprio sullo spigolo. Sembra Pavarotti all’arena. Si mette in posizione ed inizia a cantare come un forsennato. Non ho visto alcuna merla nei paraggi. Tifo per lui, ma temo che qui non ci sia molta compagnia femminile. Vale anche per gli esseri umani. Ho visto un paio di altri merli volare dentro e fuori dal bosco, ma tutti maschi. Speriamo per lui. Dal pomeriggio alla mattina il bosco si popola di uccelli chiacchieroni. E’ un tripudio di canti. Quanto mi piacerebbe riconoscerne gli autori, saper identificare un uccello dal canto.

Tornando a noi, ieri sera ero seduto all’esterno, assorto nei miei pensieri ed incuriosito dal concerto di canti. Ho ripensato alla chiacchierata fatta con un’adorabile persona molto speciale con cui ho un rapporto particolare di discussioni, passioni e dialoghi a distanza.  Vive lontana, nelle pianure padane, purtroppo allagate e disastrate dalle forti piogge di queste settimane. Siamo finiti a parlare di tempo, passando in breve da quello atmosferico a quello misurato. Entrambi non abbiamo mai tempo. Sempre indaffarati ed impegnati. Ma questo non può essere. Il tempo esiste e ne abbiamo come tutti gli altri. Nessuno ha più tempo di altri. Piuttosto, qualcuno ne a meno di altri, ma questo riguarda il futuro.

Quindi non è corretto dire “non ho tempo”. Non può essere. E’ un’affermazione monca. Manca il pezzo finale: “.. per questa cosa”. La frase giusta e completa è quindi “non ho tempo per questa cosa”.  Questo sposta la questione su di un altro fronte, dal tempo alla priorità. Non avere tempo è ristretto a delle determinate cose. Il tempo non c’entra nulla. Quello che conta è solo come lo si impiega. Smettiamola di dire non ho tempo. Diciamo, piuttosto, sono impegnato in altro. Vorrei fare altro. Devo fare altro. Altre cose hanno la priorità. Anche il concetto di tempo libero è fuorviante. Tempo libero da cosa? tempo libero per cosa? libero da ciò che non ci piace fare, libero per fare ciò che ci piace.

Si, lo ammetto, sono piuttosto complicato ultimamente. Tutto questo pippone, per dire che  il tempo è forse la cosa più preziosa che abbiamo – lo metto solo sotto alla salute, che  rimane per me al primo indiscusso primo posto – ed in quanto preziosa, deve essere ben pagata. Ecco quindi che sul lavoro bisogna essere venali, corretti, e spietati. Venali nel senso meno dispregiativo del termine. Inteso come “eseguo una prestazione in cambio di denaro“, questo è il lavoro. Tutti si lavora per i soldi, soldi che ci permettono di godere del tempo. Siccome il tempo è prezioso, servono tanti soldi per comprarlo. Per guadagnarselo.

Per guadagnare di più, rimanendo nel lecito, le soluzioni sono due: aumentare le ore lavorate oppure aumentare il ricavo orario. La prima soluzione riduce ulteriormente il tempo, in quanto per guadagnare di più, pensando in seguito di godersi il tempo, si finisce con il lavorare di più, sottraendo quindi tempo a ciò che vorremmo davvero fare. A ciò che probabilmente ci fa stare bene. E’ un po’ come pensare di favorire la pace aumentando la fornitura di armi in una guerra. Il cortocircuito è chiaro. Pericoloso e assurdo. Stupido, direi. Si rischia di lavorare per nulla.

Si sceglie questa opzione perchè è la più facile. Perchè mica tutti posso o riescono a farsi pagare di più. In ogni caso, è sempre meglio la seconda scelta, quella di lavorare meno, facendosi pagare di più. Un po’ come disse un giorno quel racconta frottole mangia mortadella , il vanna marchi dell’economia italiana, che un giorno vi imbrogliò tutti: con l’euro si sarebbe lavorato un giorno in meno guadagnando come se avessero lavorato un giorno in più. Non so. siamo tuti più poveri, mi pare. E questa unione europea, mi sembra davvero pessima.

La mia preziosa amica ha ribattuto concordando, ma una precisazione obbligatoria. Oltre a” finanziare le attività del tempo libero” c’è chi trae anche soddisfazione da ciò che fa. Giusta osservazione. Pure bella. Beati quelli che amano ciò che fanno. Che lavorano con passione, perchè il lavoro non sarà più lavoro, ma piacere. Ed allora il discorso cambia radicalmente. Anche perchè, lavorare guadagnando tantissimo è di per sè un ottimo incentivo. Quasi al pari della passione. Ma quanti realmente lavorano per passione? Quanti davvero sono coperti di soldi per il loro lavoro?

In definitiva io la vedo così: si lavora per pagarsi il tempo libero, ovvero quello da dedicare a noi, a ciò che ci fa stare bene.  Non si lavora per il piacere. E non si deve lavorare per la gloria. “Piacere e gloria” sono una coppia fondamentale per lavorare bene, per fare bene e per generare la figlia “passione”. Ma non sono quelli gli obiettivi del lavoro. Sono solo un fondamentale grandissimo immenso aiuto. C’è purtroppo chi lavora senza piacere, senza gloria e senza passione. Lavora comunque. Triste e insoddisfatto. Piacere e gloria sono quindi un qualcosa in più. Che bisogna cercare, ma che non sono indispensabili per lavorare.

Alla fine di tutto, non avendoci capito molto nemmeno io di tutto questo discorso, sono due giorni che rifletto sul concetto del tempo. E l’unica cosa che ho chiaro è che è prezioso. E’ prezioso nella misura in cui ci è stato dato con una scadenza. Ogni singolo istante è tempo che passa. Ogni singolo istante è un piccolo pezzetto di vita che abbiamo vissuto, che non tornerà indietro e che ci avvicinerà alla fine. Il tempo scorre. E prima o poi si esaurisce. E nessuno di noi è in grado di sapere quando questo accadrà. Il tempo passato, è andato. Non si può recuperare. Quello futuro è un’incognita. Nessuno sa quanto gli rimane. E quindi? Quindi non lo so. Ho capito che bisogna vivere in pieno ogni singolo istante. E bisogna farlo cercando di essere felici il più possibile. Anche seduti su una panca in montagna, con il prato davanti ed il bosco pieno di animali più avanti.

 

 

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