Questa mattina mi sono svegliato molto presto. Oggi andrò a prendere Dafne. Si fermerà qualche giorno, nemmeno lei ha detto di preciso quanti saranno. Credo sia una sorta di test, di prova, per vedere ciò che accade.  In cuor mio spero che i suoi pensieri siano speculari ai miei. Ci spero tanto.

Stanotte ci ho pensato molto. Non ero agitato per il suo arrivo, nemmeno per la sua futura presenza qui, tra i miei muri ed i miei tronchi, in questa piccola casa che mi rispecchia così tanto. Sola, isolata, in un ambiente ostile e montano, che non risparmia e non perdona nulla e nessuno. Una casa di montagna. Come lo sono io, un vecchio, scorbutico, testone, egoista montanaro. Dalla scorza dura, dai vestiti pesanti e protettivi, che lo mantengono caldo dentro, anche nelle tempeste di neve. Questa baita è come una persona. Ha un’anima. L’aveva da prima che venissi ad abitarci io. E’ un’anima che è cresciuta con tutte le persone, gli avvenimenti, i fatti interni ed esterni cui ha assistito. Ha dato protezione. Si è raffreddata, ma è stata in grado, con le persone giuste di scaldarsi e scaldare i propri abitanti.

Come è stupido questo pensiero. Rendere umana una casa. Così come è pensare che una persona possa essere come un edificio. In fin dei conti ho però sempre pensato, mi piace immaginarlo, che tutte le cose abbiano una loro anima, in grado di vedere e di percepire. Ed in grado di provare emozioni e di ricordare. Ma hanno la scorza dura. Sono oggetti. Sono fatti di materia. Hanno il dono di provare sensazioni senza mostrarle all’esterno. Non cambiano. Non possono reagire ai sentimenti, ma solo agli accadimenti. Sono pratiche e pragmatiche. Hanno emozioni che non le toccano. Ma sono in grado di percepirle. I fatti materiali, quelli si, sono in grado di intaccarle. Pensiamo al fuoco, al caldo, al freddo, al sole. Possono bruciarli, scioglierli, spezzarne la materia, più o meno in profondità, fino a cambiarne forma.

Gli esseri umani, invece, subiscono. E soffrono. E godono.

Non so perchè stamattina sono finito a fare questi ragionamenti. Sto bevendo il caffè e sto mangiando dei Loaker. Quelli rossi. Classici. Tradizionali.

Davanti a me ho la pagina con i verbi irregolari in inglese. Sto seguendo un corso, per riprendere le regole. Oggi ho i verbi irregolari da studiare e ripetere. They are your Bible ha scritto l’insegnante.

Sono alla fine quando l’attenzione mi cade sugli ultimi. Tell. Think. Throw. Understand. Wake. Wear. Win. Write. Finisco per pensare al loro significato ed a comporre delle frasi. E mi torna in mente la mia regola, quella dei CORSARI, quella di un post dello scorso novembre. Il numero 34.

E come allora, ecco che immagino una nuova regola, quella dei verbi irregolari. Non una nuova regola, ma dei consigli per agire.

Tell. Racconta, parla, di la tua opinione, esprimi il tuo punto di vista. Vai capire agli altri cosa ti passa per la testa. Che è un concetto diverso dal “dire”. “Raccontare” ha un significato più intenso, più personale, che è molto più soggettivo, come se fosse la necessità di esprimere più che quella di far capire.

Think. Pensa. Pensa sempre prima di parlare, prima di agire. Ogni parola ha un peso. Ogni azione una conseguenza. Bisogna pensare, che non significa mastrugiarsi il cervello di pensieri negativi. Significa semplicemente ampliare il pensiero.

Throw. Gettare. Si, ogni tanto è importante fare pulizia e capire cosa ci è ancora utile e cosa ci è solo d’ingombro. Non bisogna aver paura di lasciar andare e di gettare vie le cose. Largo al nuovo, se il vecchio non serve più. Ma attenzione, perchè molto spesso, ultimamente, le cose che ci vengono additate come vecchie, sono le migliori. Sono per le cose vecchie io. Parlo per esperienza. Sono vecchio, io.

Understand. Capire. Fondamentale è capire, comprendere gli altri, il mondo esterno, cosa dicono le persone, le parole, i gesti, un testo, un accadimento. Mio nonno Berto mi diceva sempre, era il suo mantra: “Se non hai capito, chiedi. Chiedi sempre. Fai domande. Non vergognarti. Non pensare di sembrare stupido. Il vero stupido è quello che finge di aver capito quando non ha capito. Perchè prima o poi tutti scopriranno, lui per primo, il problema di non aver capito.”. Sagge parole. Il nonno.

Wake. Svegliati. Accendi il cervello, collegalo. Sii sempre vigile ed attento. Perchè i dettagli sono spesso l’essenza delle cose. Sono ciò che rende una cosa ed una persona unica e diversa dagli altri. Cerca i dettagli. Leonardo da Vinci scrisse: “I dettagli fanno la perfezione e la perfezione non è un dettaglio”. Sagge parole. Il genio.

Wear. Indossare, l’abito giusto. Anche in senso metaforico, oltre che materiale. Significa stare bene nei propri panni, a proprio agio. Significa poter affrontare le cose, le sfide, i giudizi, gli accadimenti, con la consapevolezza di essere sè stessi. Un concetto molto simile alla coerenza ed alla lealtà, correttezza, in primis, verso sè stessi. Che è tutto ciò che conta.

Win. Vincere. Vi diranno tutti che l’importante sia partecipare, non vincere. Anche se poi il mondo e l’attuale società è tarato solo ed esclusivamente sulla competizione spinta, in ogni campo. Concordo che non sia fondamentale vincere, anzi, le sconfitte sono molto molto, infinitamente,  più utili delle vittorie. Credo che molto importante, piuttosto, sia l’approccio, più del risultato. Lotta, combatti, agisci con il massimo impegno, quello per raggiungere la tua vittoria. Quella che conquisterai solo con te stesso, quando avrai fatto tutto il massimo e con il massimo impegno. Quella sarà la vera e unica vittoria. La sola che conta. E che riguarda solo te stesso.

Write. Scrivi. Dulcis in fundo. Non si poteva terminare meglio. Scrivere per me è l’essenza massima del pensiero. Per me è terapia, è passione, è riuscire a parlarmi e capirmi. E’ lasciare correre la fantasia verso nuovi mondi e universi paralleli. Magari solo immaginari. Ma che sono quelli che, in ultimo, forse i soli, riescono a farmi stare bene.

Ora però smetto di scrivere. Perchè devo andare ad accogliere Dafne. Sono emozionato e felice. Magari vi racconterò. Ci scriverò qualcosa.

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