La libertà consiste nell’essere padrone della propria vita e nel fare poco conto delle ricchezze.
L’ha detto Platone. E Socrate non era stato da meno: “Ho gettato via la mia tazza quando ho visto un bambino che beveva al ruscello dalle proprie mani.“.
Il fine settimana è partito attendendo i miei nuovi amici per il pranzo e per un pomeriggio di chiacchiere, che, come promesso, avrebbero sostituito una vera e propria intervista. Niente riprese, solo appunti cartacei e qualche foto. Ero curioso di vedere se sarebbero arrivati separati oppure se sarebbero saliti assieme. Alle undici ho notato Argo correre felice con la coda alta verso il sentiero che arriva dal paese. Ed eccoli spuntare. Salivano ridendo, vicini vicini, guardandosi in viso invece che prestare attenzione a dove mettevano i piedi. Una bella coppia, talmente diversa da poter funzionare. Ieri sera avevo percepito chiaramente l’elettricità che passava tra di loro, quella particolare energia che ci fa allontanare, o avvicinare, alle persone. Senza averle nemmeno conosciute. I famosi primi sette secondi in cui le sensazioni irrazionali ci permettono di giudicare e classificare una persona. Simpatico o antipatico. Buono o cattivo. Bello o brutto. Affidabile o stronzo. La pancia non mente, ma a volte pure lei sbaglia. Io amo cercare fatti ed azioni in grado di smentire la mia pancia. Accade, però, raramente.
Dallo zaino di Ramon uscirono formaggi, salumi ed una bottiglia di vino. Si erano trovati a fare colazione alle otto per poi andare a fare la spesa assieme, in previsione della giornata da me in baita. Si erano salutati davanti all’albergo che erano le quattro passate, probabilmente ansiosi di far passare quelle quattro ore notturne di separazione. Farfalle nelle loro pance e sogni infiniti nelle loro menti. Divertente vederli così affiatati, pensando poi che fino a pomeriggio di ieri erano due perfetti sconosciuti. Paulo Coelho ha detto che bisognerebbe riporre fiducia negli incontri causali, perchè due persone si incontrano quando entrambe hanno un estremo bisogno di incontrarsi. Il fatalismo messo in parole. E’ bello pensarlo. Ed ancora più bello quando la realtà conferma la legge dell’attrazione. Ne parleremo più avanti, nel frattempo vi consiglio di dare una sfogliata a “The Secret” di Rhonda Byrne. Per chi crede e per chi vuole provare a farlo. Oppure “Manifest” di Roxie Nafousi, più recente, poche pagine da leggere in una serata.
Appena arrivati mi hanno chiesto di poter visitare la baita. Semplice ed essenziale. Ciò che ha colpito maggiormente è stato l’angolo biblioteca, poltrona, caminetto; il mio posto preferito. Ramon era affascinato dalla quantità di libri, dai vecchi saggi alla narrativa più recente, apparentemente senza alcun filo conduttore. Siamo quindi finiti a parlare di lettura.
“Eh, avere il tempo di leggere. Sarebbe fantastico“.
“Il tempo per le cose che ci interessano si trova sempre. E’ una questione di priorità. Dipende da ciò che in quel momento riteniamo più importante. Ma la vita qui è più semplice e segue, inevitabilmente, i ritmi della natura. Qui d’inverno alle quattro del pomeriggio è già buio. Le giornate sono corte ed il tempo per leggere lo si trova.”
“E non ti annoi in inverno? Freddo, neve, buio presto, tu e il cane..?”
“Quest’inverno ci sono stato poco, purtroppo. Ho avuto molto da lavorare in giro. Comunque no, qui non c’è tempo per annoiarsi, non nel senso che tutti intendono. L’inverno qui, se sei in grado di capirlo ed apprezzarlo, con tutti i suoi limiti, è una stagione fantastica. Qui si vive come le piante e gli animali. Si sta come gli orsi. Si prende il ritmo della natura. Non si è costretti al ritmo del lavoro. Qui le otto ore sono quelle decise dal sole e dalla sua luce. Il periodo invernale, da ottobre in poi, è il tempo per riposare, riprendere in mano il filo della propria vita, per dedicarsi a quanto si è lasciato indietro. E’ un periodo di intenso ozio, perchè tutto è concentrato nelle poche ore di luce. Durante il giorno ti tocca correre, per arrivare al tramonto, quando finalmente puoi rilassarti e dedicarti a cose tranquille in casa.”
“E tu cosa fai d’inverno? a cosa ti dedichi?”
“Questa casa richiede parecchio impegno, soprattutto nel tenerla calda. D’inverno preferisco scaldarmi e cucinare con la legna. Faticoso ma in grado davvero di darti calore. Il profumo del fuoco, il rumore della legna che arde, i cibi che, cotti con la cucina a legna, prendono un gusto ed un profumo particolari. La sera amo sedermi qui in potrona, con Argo vicino, affianco al caminetto acceso. Leggo, scrivo, lavoro. Sono ore meravigliose, che non pesano e rilassano. Non ho la televisione, ma ho spesso la radio accesa oppure utilizzo il giradischi.”
“E’ vero, sei senza TV. E come fai? come rimani aggiornato sui fatti del mondo?”
“Ho internet, ho il telefono, ascolto la radio, ascolto i discorsi in paese. Non sapere come va il mondo, specie se raccontato come se fosse Novella 2000, è un grande vantaggio. Si vive meglio e si chiacchiera meglio, non sapendo le cose. Te le fai raccontare.”
C’è una filosofia di vita nello stare in montagna. Che era quello di cui stavano investigando entrambi, seppur da diverse angolazioni. Erano due persone davvero interessanti, arricchenti. Interessate a capire, esplorare, curiosare. Senza esprimere giudizi o sentenze. Aperte ai mille punti di vista ed alle infinite verità che si celano dietro ogni singola cosa. Non esiste una sola verità. Ce ne sono mille. Diecimila. Ogni punto di vista è diverso e mutevole. Ed ognuno di noi lo è.
Siamo finiti a parlare di fotografia. Una sorta di universo parallelo pieno di similitudini con quanto stavamo discutendo. Quando la gente entra a casa mia nota subito l’angolo biblioteca, il caminetto, il giradischi e la collezione di macchine fotografiche. Sono analogico. Poco logico. No, non fate il verso all’amico Picchio, che continua a rifare la stessa battuta sul preferire l’analogico. No, amare l’analogico non ha nulla a che fare con la sodomia. Picchio ama semplicemente prendere… per il culo. Battutaccia. Chiedo venia.
Lento minimalismo analogico, questo trovate nel mio angolo biblioteca. Libri. Vecchi libri. L’amata carta. Come ai vecchi tempi. E poi il giradischi e dei vinili. Una vecchia radio FM degli anni 80, con mangiacassette incorporato. E macchine fotografiche a pellicola, una vecchia Canon F1 ed una fantastica ed immortale Rolleiflex di quasi settant’anni. Il gusto di utilizzare queste vecchie cianfrusaglie è impareggiabile. Leggo ebook, uso il cumputer, ascolto la radio DAB, ma l’analogico è un mondo diverso. E’ calma, qualità. Tempi lunghi. E quindi pazienza e capacità di attendere, di pregustarsi il momento. E questo è quello che ho cercato di spiegare ai miei due amici.
“Qui in baita la vita scorre con un il ritmo che chiamo di lento analogico minimalismo. Tempi lunghi, qualità alta, tanta passione e poca fretta. Non è un posto per chi vuole una vita frenetica”
“Lento analogico minimalismo. Mi piace. Suona bene. Cosa intendi nel concreto?”
“Intendo dire che qui le tecnologie sono poche e la quotidianità segue il ritmo della natura. La vita qui ti insegna a coltivare l’orto, a cucinare con il fuoco, a mantenerlo acceso anche per scaldarti o fare una doccia calda, a farti il pane ed a conservare gli alimenti. Poco o nulla è cibo raffinato da supermercato. Ci si alza con il sole e quando tramonta si è pronti a prepararsi per la sera. Non c’è fretta. Non può esserci fretta, perchè ogni cosa deve prendere il suo tempo. A vivere lontano dalla civiltà si impara ad arrangiarsi. Si diventa creativi. Si utilizzano le stesse cose per fare cose diverse. Si riutilizzano in modi differenti quando si rompono. Si impara l’arte del riutilizzo. E, magicamente, si scopre che le cose vecchie sono le migliori, come durata e qualità. Ci si rende conto che la modernità e la tecnologia sono costose e ti aprono un mondo di continuo acquisto. Qui in montagna si usano poche cose per farne tante. ”
“Interessante. Quasi poetico. Sicuramente affascinante.”
“E non ti senti mai solo?”
“Non c’è tempo per sentirsi solo. E poi c’è Argo. Ci sono gli animali del bosco. Ci sono i miei libri, i miei dischi e la mia radio. Ed ogni volta che scendo in paese trovo un sacco di amici. sono la mia famiglia. E quando qualcuno prende il sentiero per salire in alto passa sempre a trovarmi. Sono certo che nessuno che vive in un appartamento in città ha così tanti rapporti con i propri vicini. Questa è la montagna. Questa è la vita che ho sempre sognato.”
Erano rimasti senza parole. Forse convinti. Magari dubbiosi sulla loro vita. Li guardai in silenzio. Stavano seduti vicini, si toccavano con il gomito. Anche le loro mani si cercavano, così come i loro occhi. Quando se ne andarono fui certo che la serata l’avrebbero trascorsa assieme. Nei prossimi giorni avrei sicuramento fugato ogni dubbio. Ero felice per loro.